Aversa (Caserta) – “Nisciuno nasce ‘mparato”. Il titolo della sua trasmissione televisiva, diventata un vero e proprio cult, è diventato il liev motiv dell’incontro dello scrittore ed umorista Amedeo Colella con gli studenti dell’Istituto d’istruzione superiore “Leonardo da Vinci” di Aversa.
Nella mattinata del 28 novembre, al Teatro Cimarosa, tutte le classi seconde, terze e quarte del Liceo artistico hanno avuto la possibilità di conversare con lo scrittore di storia, cultura, lingua e gastronomia napoletana. L’evento, organizzato dalla docente di storia dell’arte del “da Vinci” Valentina Pieretti, è stato arricchito dalla musica del maestro Francesco Cuomo ed ha visto la partecipazione dell’attore Umberto Tommaselli.
Amedeo Colella, simpatico autore di succosi saggi di linguistica napoletana, ha portato gli studenti alla scoperta di quanto la lingua napoletana sia un inesauribile “melting pot” di culture antiche e moderne, di lingue che si sono incontrate, sovrapposte e fuse in un unico ed originalissimo idioma che non conosce separazioni di censo ed età e che, trasversalmente, è riconosciuto e riconoscibile da chiunque. Un piccolo viaggio nella napoletanità lontano dai luoghi comuni, ma che dei luoghi comuni si fa un po’ beffe per cavalcarli e renderli cifra stilistica di una città, di una regione, di un popolo tutto. Entusiasta per la riuscita dell’evento la dirigente scolastica Margherita Montalbano.
“Abituati, come siamo, a parlare del nostro territorio spesso in termini problematici – ha sottolineato – e preoccupati a portare alle nuove generazioni consapevolezze che hanno sempre il sapore di un ‘senso di colpa ereditato ed ineluttabile’, stamattina la nostra comunità educante e scolastica tutta, ha preso una boccata d’aria fresca e, oseremo dire, nuova”. “Amedeo Colella – ha aggiunto la ds – ha saputo condurre gli studenti in un coinvolgente viaggio nella napoletanità, alla scoperta di ciò che loro conoscevano, ma non sapevano spiegare, attraverso etimologie, aneddoti storici, canzoni e frammenti di poesie. La partecipazione dei ragazzi è stata calorosa e ‘collaborante’, attenta, allegra quando era richiesto, al punto da meritarsi una laurea honoris causa in Napoletanità attribuita dall’autore con convinzione ed attestato”. “Perché – conclude Montalbano – conoscere la propria storia, e la propria lingua, è un passo di consapevolezza verso l’età adulta, senza il quale gli altri titoli valgono sempre troppo poco”.