La Corte di Appello di Napoli ha confermato, stamani, la condanna a carico di Giuseppe e Gaetano Lubrano, figli del potentissimo capomafia di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, Vincenzo Lubrano, per le minacce rivolte nel 2011 al giornalista professionista Salvatore Minieri.
Il cronista, in quel periodo, era impegnato come redattore de “La Nuova Gazzetta di Caserta” in una articolata inchiesta sulla riorganizzazione e sulle nuove linee di affari delle cosche casertane. Un anno e quattro mesi di detenzione per Giuseppe Lubrano e un anno per il fratello Gaetano. A difendere il giornalista Minieri i giovani avvocati Antonio e Francesco Iovino, dello studio casertano Iovino-Grauso di Camigliano. Il lavoro tenace e coraggioso dei due legali è stato determinante in questi lunghi e pericolosi anni di attività processuali.
I due boss isolarono il giornalista da un corteo funebre per imporgli il silenzio sulla loro famiglia. Pesantissime le minacce rivolte al cronista: “Con te dobbiamo prendere provvedimenti, ogni volta che scrivi ci fai vergognare con i nostri amici. Ora basta”. Dopo la denuncia di Minieri e le dichiarazioni rese al dottor Giovanni Conzo, allora in forza alla Procura Antimafia di Napoli il processo che ne era scaturito aveva fatto registrare la condanna in primo grado per i due esponenti della cosca mafiosa di Pignataro Maggiore. Oggi la conferma in Appello.
Una sentenza storica che conferma la pericolosità ancora pervasiva del clan di Pignataro Maggiore: i figli del defunto ras Vincenzo Lubrano, imparentato con Lorenzo Nuvoletta e in affari con i corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano, vengono condannati per la prima volta per un reato di tipo mafioso. A conferma di una pervicacia criminale che nel paese-feudo dei potentissimi Lubrano non si è per niente affievolita.