Camorra, vita da nababbi ostentata sui social: 53 arresti nel clan degli Scissionisti

di Redazione

Napoli – La Direzione Investigativa Antimafia (ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 53 persone ritenute affiliate al clan Amato-Pagano, operante nei quartieri di Secondigliano e Scampia di Napoli e in provincia, tra a Melito e Mugnano. L’operazione, coordinata dalla Procura antimafia partneopea, pm Giuliano Caputo, è il risultato di un’indagine avviata nel 2021 dal centro operativo della Dia guidato da Claudio De Salvo, sotto il coordinamento del generale Michele Carbone.

Ricostruito l’organigramma del clan – Come emerso nel corso della conferenza stampa, tenuta alla presenza del procuratore Nicola Gratteri, gli investigatori hanno ricostruito la struttura del clan, a partire dai vertici, individuati nei discendenti dei fondatori Raffaele Amato, detto “Lello”, e Cesare Pagano, entrambi detenuti al 41 bis. Tra gli arrestati figurano un genero di Amato, uno di Pagano e la nipote di entrambi.

“Cassa comune” e vita da nababbi – È stata individuata una “cassa comune” alimentata dai proventi delle attività illecite, utilizzata per le “mesate” a decine di affiliati, sia liberi che detenuti. I familiari degli Amato-Pagano ricevevano almeno 8mila euro mensili per nucleo familiare, garantendo loro un elevato tenore di vita ostentato sui social network (TikTok e Instagram) con supercar, orologi di lusso, vacanze in barca e altre dimostrazioni di ricchezza.

Estorsioni a tappeto – Imprenditori e commercianti dei territori controllati erano costretti a pagare tangenti. Il settore edile, in particolare durante il boom dei “bonus” fiscali, è stato oggetto di numerose richieste estorsive. A Melito di Napoli, quasi tutti i commercianti erano obbligati ad acquistare “gadget natalizi” dal clan, incrementando ulteriormente le entrate della cosca.

Anche minorenni tra estorsori – A fare da estorsori c’erano anche minorenni, come una sorta di “apprendistato”. Si va da richieste di pizzo da 250 euro fino a 5mila euro. “Anche un imbianchino è stato taglieggiato, su un lavoro privato di appena 3mila euro. Al di là dei soldi, l’esigenza era quella di controllare il territorio a tappeto”, ha detto il procuratore Gratteri che, sull’utilizzo dei social, ha poi spiegato: “Dopo i messicani, la camorra è la prima mafia a farsi pubblicità attraverso i social dove viene ostentata ricchezza fatta con i soldi sporchi”.

Controllo delle aste e dei rioni popolari – Il clan controllava anche le aste giudiziarie per gli immobili nella zona e gestiva i rioni popolari, “autorizzando” l’occupazione abusiva di alloggi.

Comunicazioni dal carcere e sequestro di società – L’indagine ha rivelato l’uso massiccio di cellulari da parte degli affiliati detenuti per comunicare con l’esterno e favorire l’ingresso di droga in carcere. È stato disposto il sequestro preventivo di una società di vendita e noleggio veicoli, il cui gestore, ora arrestato, era a disposizione del clan, fornendo auto e mettendo a disposizione i suoi uffici come base operativa. IN ALTO IL VIDEO

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