Condannato a 12 anni e 2 mesi di reclusione, oltre a 150mila euro di risarcimento, Hasan Hamis, il 37enne marocchino che, la notte tra l’8 e il 9 maggio 2024, aggredì e tentò di uccidere il vice ispettore della Polizia di Stato Christian Di Martino alla stazione di Milano Lambrate. La sentenza è arrivata al termine del processo con rito abbreviato, con una pena leggermente inferiore a quella richiesta dalla procura (13 anni e 4 mesi).
Hamis è stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo di arma, lesioni su altri due poliziotti e un passante, false attestazioni e attentato alla sicurezza dei trasporti. Quest’ultimo reato si riferisce al lancio di pietre contro i treni in corsa che ha motivato l’intervento del vice ispettore Di Martino, cognato del terzino dell’Inter Federico Dimarco.
Durante l’intervento, Hamis accoltellò per tre volte al torace e all’addome il poliziotto, che venne ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Niguarda di Milano. Di Martino, dimesso dopo 20 giorni, porta ancora oggi le conseguenze di quell’aggressione, tra cui la perdita di un rene. Oltre alla condanna, il giudice ha disposto l’espulsione dall’Italia per Hamis dopo aver scontato la pena e il pagamento immediato di una provvisionale di 5mila euro. Ma ne quest’ultima né i 150mila euro di risarcimento stabiliti saranno corrisposti poiché il nordafricano è nullatenente.
“Non possiamo dirci soddisfatti”, commenta l’avvocato Massimo del Confetto dello studio legale Lexalent, che rappresenta il poliziotto come parte civile. “Di Martino andrà in giro tutta la vita con un rene solo e non essendo prevista la copertura assicurativa non prenderà un euro essendo l’imputato nullatenente”. L’avvocato sottolinea la mancanza di tutela patrimoniale per gli agenti che subiscono danni durante il servizio: “Non esiste alcuna tutela per gli accadimenti durante il servizio”. Una situazione che, a suo dire, lascia i poliziotti esposti a gravi rischi senza adeguate garanzie.