Operazione interforze di polizia e carabinieri nell’area a nord di Napoli, sui territori di Frattamaggiore, Frattaminore e Crispano, con 17 arresti contro il clan Pezzella.
Su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Napoli nei confronti, complessivamente, di 20 persone (tre, al momento, irreperibili) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, commessa e tentata, detenzione e porto di armi da fuoco – anche clandestine -, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, detenzione a fine di spaccio di droga, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan camorristico.
Le indagini, condotte dai poliziotti dal commissariato di Frattamaggiore e della Squadra mobile di Napoli, hanno sollevato il velo su una serie di estorsioni poste in essere in danno di imprenditori e di titolari di esercizi commerciali oltre che la disponibilità di armi necessarie al gruppo per affermare la propria egemonia sul territorio e per contrapporsi ai rivali, del clan Cristiano-Mormile. L’imposizione del pizzo, commessa con reiterati atti violenti e intimidatori a opera di affiliati al clan Pezzella è emerso anche da diverse indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Casoria. L’inchiesta, coordinata dalla procura antimafia partopea, ha permesso di ricostruire anche le modalità di spaccio, a opera dello stesso gruppo criminale, di cocaina, hashish, marijuana e crack, in alcune aree di Frattamaggiore e Frattaminore.
A gestire le zone, per conto del clan Pezzella, secondo gli investigatori c’erano due referenti: Michele Orefice, detto “o nir nir”, per Frattamaggiore e Frattaminore e che teneva i rapporti con gli altri clan di Napoli, procurando alloggi ai latitanti, rifornendo gli affiliati di schede telefoniche protette; e Andrea Fortunato, detto “o Mussut”, per la zona di Crispano. L’organizzazione di Orefice avrebbe stretto alleanze con altri gruppi camorristici attivi sul territorio, tra cui gli Arzanesi (scissionisti del clan Amato-Pagano), i Caivanesi (clan Ciccarelli), gli Afragolesi (clan Moccia) e i Napoletani (clan Mazzarella).
Orefice, insieme ai suoi “luogotenenti” Salvatore Mennillo, Domenico Crispino e Corrado Polizzi, avrebbe gestito direttamente le attività del clan, impartendo direttive agli affiliati, decidendo le strategie criminali e coordinando le operazioni illecite. Tra le attività principali, spiccano le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti locali, il controllo del traffico di stupefacenti e l’imposizione di un regime di monopolio sulle piazze di spaccio, in particolare a Frattaminore. Mennillo, considerato il vice-reggente del gruppo camorristico di via Rossini, avrebbe avuto poteri decisionali sulla gestione della cassa del clan, sul pagamento degli stipendi agli affiliati e sul mantenimento dei sodali detenuti, come Pietro Russo. Inoltre, avrebbe coordinato l’acquisto e la vendita di ingenti quantitativi di droga, consolidando la leadership del gruppo nel settore.
I 20 indagati – Michele Orefice (1979), alias “Michele ‘o nir nir”; Salvatore Mennillo (1988), alias “Totore ‘o cecato”; Domenico Crispino (1990), Pietro Russo (1970), alias “Pauluccio”; Luigi Amendola (1983), alias “Aucellon” oppure “Gino”; Luigi Di Giorgio, alias “’o Barone”; Marcello Nocera (1995), alias “’o Russ”; Corrado Polizzi (1985); Pasquale Cristiano (1989); Andrea Fortunato (1982), alias “’o Mussut”; Antonio Esposito (1969), alias “’o Bob”; Bruno Franzese (1982), alias “Bruno” e “’o Nano”; Giovanni Cipolleti (1982); Nicola Lucaioli (1994); Francesco Di Silvestro (1976); Dio Cristiano (1969); Alessandra Arno (1994), Luisa Castaldi (1975); Vincenzo Setola (1988), Gustavo Del Prete (1981).
Il blitz arriva a poche ore da quello eseguito, ieri, dai carabinieri a Pomigliano d’Arco, dove sono state arrestate 27 persone ritenute contigue ai clan Ferretti e Cipolletta.