Al via il processo, dinanzi alla Corte d’Assise di Napoli, a carico di Antonio Mangiacapre, imputato del duplice omicidio dei fratelli Marrandino di Cesa, uccisi il 15 giugno scorso, a Succivo, dall’operaio di 54 anni, concittadino delle vittime.
La prima udienza di oggi è stata interamente dedicata alle questioni preliminari della difesa dell’imputato, affidata all’avvocato Paolo Caterino. In aula erano presenti il pm Vergara della Procura di Napoli Nord e tutte le parti civili, rappresentate dagli avvocati Poziello e Procentese. Dopo l’apertura del dibattimento e la richiesta dei testimoni che dovranno sfilare in aula, il processo è stato aggiornato al prossimo 21 marzo. La Procura di Napoli Nord ha richiesto e ottenuto che il procedimento si svolga a Napoli, vista l’indisponibilità delle aule nel tribunale che ha sede ad Aversa.
Una lite nata per motivi di viabilità, in via Astragata, nei pressi dello svincolo di Succivo della statale Nola-Villa Literno. Questo il motivo alla base del duplice omicidio di Marco e Claudio Marrandino, rispettivamente avvocato di 39 anni e imprenditore di 29. Un gesto di pura follia sarebbe stato, come emerso dalle indagini, quello di Mangiacapre, senza alcun legame con dispute personali o questioni familiari. L’imputato inizialmente aveva negato ogni responsabilità, tentando di costruirsi un alibi con un passaggio alla clinica “Pineta Grande” di Castel Volturno e una visita a Grazzanise, nell’azienda agricola di un parente.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due fratelli si trovavano a bordo di un Suv Bmw bianco. Mangiacapre avrebbe aperto il fuoco durante un alterco stradale: prima contro Claudio Marrandino, alla guida dell’auto, e poi contro il fratello Marco, che aveva tentato di fuggire. La scena si sarebbe svolta sotto gli occhi di una pattuglia dei carabinieri di zona, contribuendo a delineare in tempi rapidi i contorni di quanto accaduto. Nonostante iniziali ipotesi legate a conflitti su eredità o aste giudiziarie, rimbalzate anche sugli organi di stampa, le indagini hanno escluso queste teorie. L’arma del delitto non è stata finora recuperata ma in possesso dell’imputato, appassionato di armi, è stato rinvenuto un arsenale detenuto illegalmente.
Nel frattempo, sono state stralciate le posizioni di quattro persone – tra cui la moglie e il figlio di Mangiacapre – inizialmente indagate per aver favorito la fuga del killer. Le impronte rinvenute sull’auto del 54enne non hanno fornito elementi decisivi per procedere contro di loro, e il filone investigativo è stato momentaneamente accantonato.
Marco Marrandino, che avrebbe compiuto 40 anni il giorno successivo alla sua uccisione, ha lasciato la moglie Rosa, originaria di Casaluce, e due figli piccoli di 5 e 3 anni. Con un passato in politica, l’avvocato era stato presidente del Consiglio comunale nel 2014, durante l’amministrazione Liguori, e si era anche candidato alle ultime elezioni amministrative. Claudio Marrandino, imprenditore edile, era invece fidanzato con una ragazza di Carinaro.