Casal di Principe, dalla camorra alla fede: incontro con Mosè Esposito alla Nuova Pentecoste

di Redazione

Casal di Principe (Caserta) – Oltre 200 persone hanno partecipato all’evento “Ragazzo, corri!”, con protagonista Mosè Esposito, nei locali dalla chiesa evangelica “Nuova Pentecoste”. Ex affiliato al clan dei Casalesi e fratello di Davide Granato, uno dei componenti del commando responsabile della strage degli immigrati di Castel Volturno, avvenuta la sera del 18 settembre 2008, ha scontato il suo conto con la giustizia per associazione a delinquere di stampo camorristico ed estorsione ai danni di imprenditori del litorale domiziano. Scarcerato nel 2017, ha vissuto una trasformazione straordinaria.

Intervistato dallo scrittore e pastore Elpidio Pezzella ha ripercorso il suo iter delinquenziale, offrendo spunti di riflessione pubblica su temi quali la scuola, la famiglia, l’amicizia. Il suo decennale percorso detentivo ha poi permesso di focalizzare il ruolo riabilitativo delle carceri e l’importante servizio della Polizia penitenziaria nel recupero della persone e nella salvaguardia della dignità congiuntamente alle attività promosse internamente. In particolare, si è parlato della difficoltà per questi “soggetti” di essere reinseriti nel mondo lavorativo e della necessità di sinergica collaborazione tra le istituzioni e le associazioni di volontariato impegnate nel settore.

La presenza del sindaco di Casal di Principe, Ottavio Corvino, accompagnato da un nutrito gruppo di consiglieri comunali, ha rafforzato lo spirito della serata, testimoniando, se ce ne fosse ancora bisogno, che la cittadinanza ha intrapreso un cammino di trasparenza e legalità. Sono proprio questi i termini utilizzati dal sindaco nel suo intervento di apertura a sintetizzare l’impegno portato avanti dall’Amministrazione comunale.

A promuovere il reinserimento sociale era presente una rappresentanza della “Logos”, un’associazione di volontariato assegnataria di un pastificio realizzato in un bene confiscato nel comune di Teverola. “Per chi ne avesse dubbio, le comunità di fede del territorio sono laboratori di legalità e promotori di giustizia a diretto contatto con il tessuto sociale. Per questo sono attivamente impegnate da più di trent’anni nello sradicamento della cultura camorristica, perché su queste terre martoriate sorga un’alba nuova”, commentano dalla Nuova Pentecoste.

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