Si è trasformato in un incubo il giovedì mattina al liceo privato “Notre-Dame-de-Toutes-Aides” di Doulon, quartiere residenziale di Nantes, sulla costa atlantica della Francia. Poco dopo le 12.30, uno studente di 15 anni ha fatto irruzione armato di coltello in due aule dell’istituto, aggredendo quattro compagni. Una ragazza è morta, un altro giovane lotta tra la vita e la morte in ospedale, mentre due studenti hanno riportato ferite meno gravi.
L’aggressore, identificato come Justin P., è stato bloccato dal personale scolastico prima dell’arrivo della polizia. Secondo quanto ricostruito, il ragazzo – al primo anno del liceo – sarebbe salito al secondo piano dove ha colpito mortalmente la giovane studentessa, per poi spostarsi in un’altra aula e ferire altri tre ragazzi. A fermare la furia del quindicenne è stato il responsabile informatico dell’istituto, intervenuto nel tentativo di salvare la ragazza. Proprio quest’ultimo ha raccontato agli inquirenti di essere stato inseguito dall’aggressore fino al piano terra, dove il giovane, dopo aver gettato le armi, si è lasciato immobilizzare.
Il “manifesto anti sistema” del 15enne – Dietro il folle attacco, secondo le prime indagini, ci sarebbe una lunga riflessione, coltivata e condivisa dallo stesso Justin attraverso un manifesto di tredici pagine, dal titolo “Azione immunitaria”, inviato a tutti gli studenti tramite la piattaforma digitale dell’istituto prima di passare all’azione. Un documento in cui il giovane attacca frontalmente quello che definisce il “sistema globale distruttivo”, accusato di condurre l’umanità e il pianeta verso il collasso. Tre i punti cardine individuati nel testo: il “global ecocide”, la “violenza sistemica e l’alienazione sociale”, e il “condizionamento sociale totalitario”. “Non è una scelta morale, è una necessità biologica”, scriveva il ragazzo nel manifesto, in cui invocava una “rivolta ecologica” per salvare la Terra, senza però mai incitare esplicitamente alla violenza fisica. Anzi, il documento si premura di precisare che non giustifica alcuna azione aggressiva, dichiarandosi solo una raccolta di riflessioni e denunce.
Segnali di disagio e tendenze suicide – Nato nel 2009 a Saint-Herblain e residente a Sainte-Luce-sur-Loire, a pochi chilometri da Nantes, Justin P. frequentava regolarmente il liceo teatro dell’attacco. Descritto come un ragazzo solitario, con alle spalle episodi di disagio psicologico e tendenze suicide, non risultava però segnalato alle autorità né aveva precedenti penali. Un elemento che rende ancora più difficile comprendere le motivazioni dietro il gesto. Particolare inquietante: durante l’arresto, il giovane avrebbe chiesto agli agenti di “sparargli alla testa”, segno di un profondo turbamento interiore. Le indagini puntano ora a ricostruire il contesto familiare, scolastico e sociale del ragazzo, per capire se vi fossero segnali d’allarme non colti.
Bayrou valuta proposte concrete contro armi da taglio tra minori – Il governo francese ha espresso cordoglio per la tragedia. Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau e la ministra dell’Educazione nazionale Élisabeth Borne sono attesi a Nantes per incontrare i dirigenti scolastici e seguire da vicino lo sviluppo delle indagini. Il primo ministro François Bayrou, in un comunicato, ha parlato di “violenza endemica” tra una parte della gioventù e ha invocato “un risveglio collettivo”. Bayrou ha inoltre chiesto di presentare, entro quattro settimane, proposte concrete per contrastare l’uso di armi da taglio tra i minori e rafforzare i controlli nelle scuole.