I lavoratori della ex Olivetti di Marcianise, compresi coloro che, dopo il passaggio alla Ixfin, furono poi licenziati dalla Pufin Spa a seguito del fallimento per bancarotta, hanno espresso grande soddisfazione e riconoscenza verso le istituzioni per l’intitolazione del largo antistante lo storico stabilimento a Roberto Olivetti. Un gesto dal forte valore simbolico, che intende celebrare l’industrializzazione del territorio e al tempo stesso rappresentare un’occasione di rilancio e riqualificazione per l’area, oggi sottoposta a vendita giudiziaria.
La cerimonia di intitolazione si è svolta alla presenza delle massime autorità della provincia. A scoprire la targa è stato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che nell’occasione ha illustrato anche il piano di intervento, presentato lo scorso 27 febbraio in Parlamento e dedicato ad Adriano Olivetti. All’iniziativa hanno preso parte, tra gli altri, Giovanni Bo, presidente del settore turistico di Confindustria, Gianluigi Traettino, il sindaco di Marcianise Antonio Trombetta, la presidente del Consorzio Asi Raffaela Pignetti, il capo dipartimento per la tutela del patrimonio culturale Luigi La Rocca, il soprintendente dei beni culturali per le province di Caserta e Benevento, Mariano Nuzzo, insieme a parlamentari, al prefetto di Caserta e al questore.
Ma a pochi giorni dalla cerimonia è arrivata la polemica: la Pufin Spa, proprietaria dell’area, ha diffuso un comunicato nel quale chiede la rimozione della targa. Una richiesta che ha suscitato indignazione tra gli ex lavoratori e tra chi da anni si batte per la tutela della memoria industriale del sito. Tra le voci più critiche, quella di Mauro Nemesio Rossi, presidente dell’associazione Spille d’Oro Olivetti della Campania e fondatore del Museo Dinamico della Tecnologia Adriano Olivetti di Villa Vitrone.
«Leggo con grande stupore e dolore – ha dichiarato Rossi – che la Pufin Spa, con questa richiesta, vuole di fatto cancellare una volontà espressa dai lavoratori, che lo scorso 24 settembre si sono riuniti davanti allo stabilimento per denunciare lo stato di abbandono e degrado dell’area, tra cumuli di rifiuti nei parcheggi dell’ex Olivetti. Parcheggi che, sin dalla nascita dello stabilimento nel 1970, non essendo recintati come il resto della fabbrica, sono sempre stati considerati area pubblica». «Se pure, per ironia della sorte, la targa fosse finita su una porzione di area oggi privata della Pufin Spa – ha aggiunto – per loro dovrebbe essere solo un onore ospitare il nome Olivetti. Cercherò di capire chi c’è oggi dietro questa società, per inviare loro una nota di spiegazione e tentare di comprendere le ragioni di tanto astio nei confronti di Roberto Olivetti e di quella storia industriale».
Rossi ha poi ricordato che, all’epoca dell’insediamento della Ixfin a Marcianise, il capo del personale era un ex Olivettiano, così come molti dei ricercatori impegnati nel Campus realizzato con fondi statali e regionali si consideravano gli eredi della tradizione di Pozzuoli e Marcianise. «Basti pensare – ha sottolineato – alla visita del ministro Bersani allo stabilimento durante il governo D’Alema». Il presidente delle Spille d’Oro ha invitato a cogliere l’opportunità offerta dal piano annunciato dal ministro Giuli per il recupero dell’area: «Se la proprietà collaborasse, si potrebbe porre rimedio ai disastri compiuti negli anni. Non dimentichiamo che lo stabilimento di Scarmagno, gemello di quello di Marcianise, pur essendo anch’esso dismesso, non è stato ridotto a uno scheletro e ha sempre mantenuto un minimo di sorveglianza». Rossi ha infine criticato l’atteggiamento di alcuni organi di stampa locali: «Discutibile deontologicamente la posizione di chi, invece di documentarsi facilmente su chi ci sia dietro la Pufin Spa, ha preferito cavalcare la polemica, mettendo in discussione le legittime aspirazioni di chi si batte per preservare la memoria industriale del territorio e per mettersi al servizio della politica con competenza e professionalità».
Nel suo intervento, Rossi ha colto anche l’occasione per ricordare la lettera che l’allora vescovo di Caserta, padre Raffaele Nogaro, inviò al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sostegno dei lavoratori della Ixfin, durante la fase più dura della loro vertenza. Scriveva Nogaro: «Signor Presidente, chiedo comprensione per questo mio intervento. Sono vescovo e non riesco a tenermi in disparte da certe situazioni di sofferenza che colpiscono la mia gente. Da anni seguo la storia travagliata dei lavoratori della Ixfin, vittime di una programmata ingiustizia. Non hanno ascolto presso le sedi di governo, anche se la loro situazione è sempre più drammatica. Un episodio che mi ha profondamente colpito fu quello del Suo intervento all’inaugurazione del Polo della Qualità, dove furono respinti gli operai della Ixfin che tentavano di incontrarla. Presidente, la supplico di interessarsi di queste 900 famiglie e del nostro territorio, per dare ascolto a chi attende ormai senza speranze l’attuazione del “protocollo d’intesa” firmato il 20 giugno 2007. Le saremo grati se vorrà darci ascolto».
La diffida dell’Asi – Intanto, il Consorzio Asi Caserta, presieduto da Raffaela Pignetti, ha diffidato l’azienda Pufin dal «porre in essere e realizzare condotte diffamatorie, rappresentando circostanze prive di autenticità e cagionando a tutt’oggi grave nocumento a questo Ente». In particolare, l’Asi sottolinea come la manifestazione di intitolazione a Roberto Olivetti del largo si sia svolta «in area pubblica» nell’ambito «del più ampio percorso di riqualificazione e contrasto al degrado e all’abbandono in cui versa l’area … con l’evidente tentativo di gettare un ‘velo’ sullo stato di degrado in cui continua a versare l’area ex Olivetti». Nella diffida, si evidenzia anche come durante i sopralluoghi che hanno preceduto la manifestazione, sarebbe emerso «lo stato di degrado e abbandono in cui versa l’area privata, come anche lo stesso opificio, aree che a tutt’oggi si “caratterizzano” al più per i cumuli di rifiuti ivi sversati e abbandonati senza che risulti da parte della Pufin alcuna azione finalizzata alla giusta custodia, tutela e salvaguardia delle aree».