Una confessione lucida e agghiacciante quella affidata da Mark Samson ai magistrati di Roma. In una lunga lettera, il 23enne, attualmente recluso a Regina Coeli con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, ripercorre le ultime ore di vita di Ilaria Sula, la 22enne uccisa a coltellate nella notte tra il 25 e il 26 marzo nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano della Capitale, dove il giovane viveva insieme ai genitori.
Secondo il racconto fornito nella missiva, quella sera la coppia aveva parlato a lungo della propria relazione: «Dalle 22:15 fino alla mezzanotte abbiamo discusso – scrive Samson –. Ero stanco di aspettare: mi dava fastidio che lei, nel frattempo, cercasse altre persone con cui legare». È il preludio al dramma. Quando si fa tardi, racconta ancora il giovane, Ilaria gli chiede di poter restare a dormire. Lui acconsente, le offre un pigiama per stare più comoda. I due si sdraiano sul letto e, tra ricordi di viaggi, esperienze condivise e i nomignoli affettuosi – da “Amore” e “Tesoro” a “Shpirt” e “Zemra ime” in albanese, fino a “Bebe Ko”, “Mahal” e “Asawa” in filippino – cercano di ritrovare un’intimità ormai lacerata.
Poi il buio. Nella lettera, Samson si sofferma anche sui drammatici momenti successivi all’accoltellamento. La mattina del 26 marzo, con il corpo senza vita della ragazza ancora nell’appartamento, pianifica come disfarsene. Tenta prima di sistemarlo su un sedile dell’auto, ma senza successo. È così che decide di tornare a casa a recuperare una valigia più grande. «Era una giornata di sole splendente, abbagliante – racconta –. Vedo due ragazze avvicinarsi, le lascio passare, poi sollevo il trolley da solo, apro il vano del portabagagli e mi fermo un attimo per riprendere fiato».
Caricato il corpo, parte senza una meta precisa. Durante il tragitto, un gesto che stride con l’orrore compiuto: intorno alle 16.30 si ferma in una tabaccheria per acquistare sigarette e un accendino, con il cadavere chiuso nella valigia. La tragica fuga si conclude a Capranica Prenestina, in un burrone scelto come luogo per occultare il corpo di Ilaria.