Unioni Civili: dai Pacs ai Dico

di Antonio Taglialatela

 ROMA. Via libera del Governo al Ddl sulle unioni civili ma si preannuncia una dura battaglia in Parlamento per eventuali modifiche al testo. Intanto, cambia la denominazione: non “Pacs” ma “Dico”, ossia “Diritti e doveri dei conviventi”.

 Il Consiglio straordinario dei Ministri, convocato nel pomeriggio di ieri e durato circa un’ora, ha approvato all’unanimità il testo a firma di Rosy Bindi e Barbara Pollatrini. Unanimità dovuta al fatto che era assente l’unico ministro che avrebbe potuto votare contro o astenersi: Clemente Mastella, leader dell’Udeur e ministro della Giustizia. Il dissenso del guardasigilli verso il decreto è netto, poiché tale provvedimento secondo lui sarebbe caratterizzato dalla ricerca di “forme e tutele comunque imitative di quelle del matrimonio”. Mastella poi aggiunge: “Per noi la famiglia, come prevede la Costituzione è fondata sul matrimonio. Ogni altra forma mi trova contrario. Nell’accordo pre-elettorale con l’Unione non avevamo aderito alla parte del programma che riguardava le unioni civili”. Diverse le posizioni degli alleati, anche se non tutti si dichiarano soddisfatti. Per il ministro per le Riforme, Vannino Chiti (Ds), si tratta di “un ddl equilibrato, un punto d’incontro”, ed esclude che in parlamento, quando esso sarà preso in esame, possa essere posta la fiducia. “Niente matrimoni di serie B”, afferma invece il vicepremier Francesco Rutelli. “Da oggi l’Italia è un paese più giusto e civile”, dice il segretario dei Ds Piero Fassino. Mezza delusione per i Comunisti Italiani: “Seppur lacunoso e in alcuni casi limitativo, il ddl comunque apre una breccia di civiltà”, sottolinea Pino Sgobio, capogruppo alla Camera del partito. Così come lo Sdi e i Verdi che, attraverso i loro leader, Boselli e Pecoraro Scanio, annunciano battaglia in Parlamento per migliorare il testo. Delusi totalmente i Radicali: “Il ddl – dichiara il segretario I ministri Pollastrini e BindiBernardiniè frutto di vari livelli di compromesso, dà priorità alle esigenze del potere politico clericale-vaticano e poi alle persone interessate alle unioni di fatto”. Nettamente contraria l’opposizione: “Grave che il governo politicizzi l’etica”, fa sapere An; “Non faremo da stampella a Prodi durante la votazione in Parlamento”, annuncia Forza Italia; “Riforma di facciata per far tirare a campare la maggioranza”, dice il segretario Udc Lorenzo Cesa. Per non parlare dei Vescovi: “Una minaccia per il futuro della nostra società”. Estremo il commento del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga: “Ora legalizziamo la poligamia (fino a tre donne) e l’incesto, e autorizziamo il matrimonio tra fratello e sorella ma solo nella forma monogamica”.

Ma cosa prevedono questi cosiddetti “Dico”?

 Innanzitutto, essi regolamentano le convivenze omosessuali ed eterossessuali, prevedendo nuovi diritti ma, allo stesso tempo, senza introdurre nuovi istituti giuridici o strumenti amministrativi che ledono i diritti della famiglia o prefigurino realtà “para-matrimoniali”. A parte la dichiarazione ‘contestuale’ di convivenza, ci sono: assistenza in caso di malattia e ricovero, decisioni in materia di cure, salute e in caso di morte, permesso di soggiorno, assegnazione alloggiativa nell’edilizia pubblica, riduzione dell’imposizione fiscale in caso di successione testamentaria, successione e locazione, agevolazioni nel trattamento pensionistico. Ma i Dico prevedono anche doveri, come quello della tutele del convivente più debole nel caso di interruzione dopo tre anni della relazione. La legge vale per i conviventi legati da rapporti affettivi, ma anche da rapporti di parentela. La Bindi ha fatto l’esempio di un nipote che assiste una vecchia zia. Il Ddl, ovviamente, riguarda le persone maggiorenni e capaci, e i diritti introdotti non sostituiscono quelli già esistenti. Le disposizioni sulle convivenze more uxorio (famiglia “di fatto”), quindi, restano valide. Per quel che riguarda le pensioni, non si parla di un diritto alla reversibilità. Il Ddl impegna invece il legislatore a varare una nuova norma nell’ambito dell’annunciata riforma delle pensioni. Come ha spiegato il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, i diritti che non hanno un contenuto economico-patrimoniale (come ad esempio l’assistenza ospedaliera o le visite in carcere) possono essere concessi fin da subito. Per quelli che invece hanno requisiti economici (come la successione legittima, agevolazioni in materia di lavoro, la possibilità di subentro nel contratto di locazione in caso di morte o di cessazione della convivenza) ci sarà bisogno di un certo numero di anni (tre o nove) di convivenza per maturarli. La legge non disciplina la poligamia, perchè parla esplicitamente di “due persone” come parti essenziali di una convivenza di fatto. Del Ddl non possono usufruire le persone che convivono per motivi lavorativi. “La perpetua – ha ironizzato Amato – rimane fuori dalla legge”. Tutto quello che riguarda la legislazione sui figli, sui minori in generale e sulle adozioni, non viene toccata dalla legge. È prevista, come ha spiegato il ministro Pollastrini, una “sorta di retroattività” per il riconoscimento delle convivenze che sono in essere da diversi anni e che vengono “coperte” dalla nuova normativa. Come? Chi convive potrà entro nove messi dall’entrata in vigore della legge dimostrare che la convivenza è iniziata prima. Sono previsti anche accertamenti sull’effettiva convivenza e sanzioni in caso di dichiarazione di convivenza mendace.

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