Raciti, il 17enne avrebbe confessato

di Antonio Taglialatela

un ultrà ripreso durante gli scontri del 2 febbraioCATANIA. Avrebbe confessato il ragazzo di 17 anni indagato per l’uccisione dell’ispettore Filippo Raciti. Ma il suo legale Giuseppe Lipera fino ad oggi ha categoricamente smentito la notizia, proveniente da fonti investigative.

Ciò nonostante il procuratore di Catania, Renato Papa, afferma: “In base alle prove di cui disponiamo siamo fermamente convinti della colpevolezza del minorenne indagato. Poi dovrà decidere un giudice”. Anche il pm Gaspare La Rosa sembra convinto: “Dall’interrogatorio – riferisce – emergono ammissioni corpose e significative. L’indagato si è riconosciuto nel soggetto che brandisce in mano il pezzo di metallo con il quale sarebbe stato colpito il poliziotto”. Ad inchiodare il ragazzo non c’è una prova filmata schiacciante, poiché non esiste agli atti dell’inchiesta un fotogramma che mostri l’impatto tra l’ultrà e il poliziotto. Il contatto fisico, tuttavia, è emerso da testimonianze e altri elementi. Nei filmati ripresi dalle telecamere si nota uno che brandisce un oggetto metallico e si dirige verso la porta d’uscita che la polizia cerca di bloccare. Il contatto avviene all’ingresso, proprio sulla porta, ma la telecamera posta in alto non può riprendere la scena perché coperta dal muro di cinta. Tuttavia, come affermato dal questore Michele Capomacchia, “una sola persona è arrivata alla porta…”. Intanto, il padre del 17enne dichiara il figlio innocente, ritenendolo “un capro espiatorio”, perché nei filmati non si vede.

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