AFGHANISTAN. Continuano ad arrivare notizie confuse e ufficiose sulla sorte dell’inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, nelle mani dei talebani da cinque giorni.
Dopo le dichiarazioni del giornalista pachistano Hamid Mir (“E’ sano e salvo, presto potrebbe essere liberato”) e del mullah Hayat Khan, definitosi portavoce dei fondamentalisti, il quale riferiva che i talebani erano pronti a liberare il giornalista se avesse dimostrato di non essere davvero una spia (hanno così giustificato il motivo della cattura), ieri è arrivato un video, dove Mastrogiacomo non appare né parla, con cui si chiede un “riscatto politico” per la liberazione del giornalista, ossia la fine dell’offensiva militare nella provincia di Helmand (proprio dove il giornalista è stato sequestrato) ed il rilascio di due portavoci talebani detenuti a Kabul. Si chiederebbe, infine, il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan. Ma il Ministero degli Esteri italiano si mostra cauto: “Non siamo in grado di confermare l’attendibilità di queste richieste, in una situazione molto confusa e difficile in uno scenario di guerra”, ha dichiarato il titolare della Farnesina Massimo D’Alema. Vi sono due principali ipotesi circa il rapimento di Mastrogiacomo su cui i servizi segreti stanno lavorando. La prima, che il giornalista sia nelle mani del mullah Dadullah; l’altra è che l’inviato di Repubblica sia incappato in una banda di comuni criminali che l’avrebbero poi ceduto ad un’altra banda. Mancano, però, prove certe, così come manca la conoscenza del territorio in cui si troverebbe Mastrogiacomo, la provincia di Helmand, da parte dell’intelligence italiana abituata più a lavorare nelle zone di Kabul ed Herat. Ecco perché potrebbero risultare preziose le informazioni fornite da inglesi e americani, più esperti di quelle aree.
Sull’argomento leggi anche:
– Mastrogiacomo potrebbe essere liberato
– Mastrogiacomo starebbe bene. Lo riferisce giornalista pachistano