ROMA. Il Senato ha approvato a larga maggioranza il decreto sul rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, tra cui l’Afghanistan. Questi i numeri della votazione: 180 favorevoli, 2 contrari, 132 astenuti (ma presenti nell’aula) e 7 assenti, mentre il presidente Franco Marini, come di consuetudine, non ha votato.
Nonostante lo scoglio superato, la maggioranza di centrosinistra ha dimostrato di non avere la “maggioranza politica” di 158 voti e di dover contare sul contributo dei senatori a vita (4 i favorevoli: Ciampi, Levi Montalcini, Scalfaro e Colombo; due gli assenti: Andreotti è uscito a sorpresa dall’aula, Pininfarina assente, Cossiga era in ospedale per un malore). Non sono mancati ancora i dissidenti: Franco Turigliatto (ex Prc) ha votato contro, mentre Fernando Rossi e Bulgarelli erano assenti. Ma nemmeno l’opposizione è stata sinonimo di compattezza. L’Udc, come annunciato dal leader Pierferdinando Casini, ha votato a favore con i suoi 20 senatori, mentre il resto del centrodestra (132 senatori) si è astenuto: Forza Italia con i suoi 70 (il solo Lino Jannuzzi ha votato a favore), An con 41, la Lega con 13 e gli altri 8 del gruppo misto costituito da Nuova Dc di Rotondi-Partito Repubblicano-Movimento per le Autonomie, anche se il leader Dc Gianfranco Rotondi ha votato contro e Giovanni Pistorio (MpA) è uscito dall’aula, così come ha fatto Sergio De Gregorio (Italiani nel Mondo).
Ed ora, il centrodestra annuncia che andrà dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere le dimissioni di Prodi e di un governo non autosufficiente. Ma Casini, a conferma dell’autonomia ormai acquisita, si rifiuta: “Se Prodi fosse coerente dovrebbe rassegnare le dimissioni, ma se Berlusconi e Fini andranno a chiedere al Quirinale le dimissioni io non sarò con loro”, ha spiegato il leader Udc, sottolineando: “Ieri al Senato è stato il trionfo della Lega, infatti ero convinto che, alla fine, Forza Italia e An avrebbero votato a favore, e invece hanno seguito la linea del Carroccio. Mi dispiace per loro, ma noi non potevamo abbandonare i nostri soldati all’estero”. Piuttosto, l’Udc ha annunciato che andrà dal Capo dello Stato per dirgli che l’attuale governo è politicamente finito e chiedergli la formazione di un nuovo governo (e non elezioni anticipate) che vari una nuova legge elettorale.
Un atteggiamento, quello di Casini, che ha suscitato dure reazioni fra gli (ex) alleati, in particolare dall’ex premier Berlusconi che, come riferisce il quotidiano “Il Tempo”, ha detto nel corso della manifestazione sulla sicurezza a Milano: “Casini non può pensare, con il 4% dei consensi, di dettare la linea dell’intera opposizione. Ora dovrà rendere conto ai suoi elettori, visto che la gente lo vede come colui che vuole salvare il governo”. Il leader di FI ha poi spiegato le ragioni dell’astensione: “Non siamo assolutamente contro le missioni dell’Italia, ma contro il Governo Prodi. Da parte nostra avevamo pensato a votare a favore, ma a patto che fosse approvata la nostra richiesta di rafforzare e di mettere in sicurezza i soldati italiani in Afghanistan, modificando in modo sostanziale il decreto. Richiesta respinta”. Inoltre, secondo Berlusconi, “la situazione in Afghanistan oggi è diversa e si è molto aggravata anche per i comportamenti devastanti in politica estera del governo della sinistra”.
A gettare benzina sul fuoco ci pensa il centrosinistra, con il ministro degli esteri Massimo D’Alema che ha definito “piuttosto nefasto per Berlusconi” l’esito del voto al Senato. “Per il centrodestra – ha aggiunto D’Alema – e le sue meschine macchinazioni si è trattato di una doppia sconfitta, una davanti all’opinione pubblica e una politica visto che si è diviso”. Mentre sull’Udc: “Con grande responsabilità verso il Paese e non verso il governo, l’Udc ha manifestato coerenza”.
Sull’argomento leggi anche:
– Il voto sull’Afghanistan divide il centrodestra
– Berlusconi: “Il Ppe ci chiede di mandare a casa Prodi”