CAMPANIA. “O entro fino maggio in Campania partono gli impianti o dovrà intervenire l’esercito. Qualcosa si dovrà fare. Non credo che ci sia un solo cittadino italiano disposto a vedere le repliche delle passate estati con la spazzatura per strada”. Quella di Guido Bertolaso non è la minaccia di un intervento armato ma la constatazione dei fatti.
“Non ci vuole una laurea in medicina per capire i rischi sanitari – avverte il capo del Dipartimento della Protezione civile nella sua veste di commissario per l’emergenza rifiuti -. Le previsioni meteo sono tutte, purtroppo, ottime per le prossime settimane. Temperatura in aumento, spazzatura in aumento: un binomio micidiale. Porta verso la strada dei cassonetti bruciati, dell’emissione di diossina, dei sorci che girano per strada”. Destino segnato? “Noi ci stiamo impegnando. Non siamo riusciti ancora a risolvere la situazione per le tremende opposizioni che abbiamo avuto dappertutto, però la strada per uscire dall’emergenza è lì davanti. C’è un semaforo rosso davanti a noi. Si tratta di spegnerlo e poi incominciare a percorrere quella strada”. Dottor Bertolaso le emergenze, le proteste favoriscono la camorra? Certo. Nel 90% dei casi in modo involontario, ma non vi è dubbio che la favoriscano. Tutto quello che è connesso all’emergenza significa situazione di criticità e spazio all’illegalità.
La camorra è ormai nell’ordinaria gestione dei rifiuti. Una presenza nelle istituzioni, come dimostra l’arresto di uno dei suoi vicecommissari, Claudio De Biasio. Sospetta qualche complicità all’interno? Non lo posso escludere. Ma con lui ho sempre avuto un rapporto molto positivo e non ho mai avuto motivi di dubitare.
Ma il suo nome chi lo aveva indicato? Chiedetelo a lui. Mi sembra che lo abbia detto in alcune interviste.
Ha fatto il nome del ministro Pecoraro Scanio. Ne prendo atto.
C’è qualcuno che spinge perché questa emergenza sia senza fine? Certamente. Se in una situazione ordinaria noi dovremmo spendere 100 in una emergenziale ne spendiamo 400. Dove finisce la differenza?
Già, dove? È ovvio che va a finire in questa grande bolla di illegalità, di scarsa trasparenza, di affari che vengono portati avanti dai soggetti più diversi. L’emergenza fa comodo, ecco perché dobbiamo a tutti i costi chiuderla. L’emergenza fa comodo perché dà gli alibi a quelli che devono essere eletti e che possono dire: io non c’entro niente perché ci sta un commissario. Dà gli alibi ai consorzi che dicono: non tocca a noi, c’è un commissario che ha pieni poteri. Dà gli alibi a tutti quelli che in questo modo possono lucrare a danno invece di una gestione trasparente.
Voi proponete soluzione e trovate proteste. Dove stavano i sindaci, i comitati di quartiere, i professori universitari quando negli anni passati arrivavano da tutt’Italia tonnellate e tonnellate di sostanze tossiche e pericolose? Possibile che nessuno abbia mai visto nulla? Ma a chi la vogliono raccontare! Solo quando arriva lo Stato si fanno le manifestazioni? È evidente che al di là delle legittime preoccupazioni su possibili danni alla salute e all’ambiente derivanti dall’esperienza precedente, non certo da questa, vi è pure una resistenza che è finalizzata a coprire interessi diversi.
Chi non ha fatto il suo dovere in questi 14 anni per non far uscire la Campania dall’emergenza? È un po’ colpa di tutti. Non ha fatto il suo dovere la Protezione civile anni fa quando autorizzava la dichiarazione dello stato di emergenza ma non controllava alcunché. Non hanno fatto il loro dovere i diversi commissari che si sono avvicendati – e alcuni erano presidenti della regione – che firmavano le carte senza sapere cosa stessero firmando. Non hanno fatto il loro dovere le autorità sul territorio che avrebbero dovuto sorvegliare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Non hanno fatto il proprio dovere le aziende che hanno ricevuto l’affidamento per la gestione dello smaltimento dei rifiuti, che nel corso di questi anni hanno costruito degli impianti che non erano a norma. Non hanno fatto il proprio dovere i consorzi che sono stati di fatto solo delle strutture clientelari. Non hanno fatto il proprio dovere quei sindaci che pagavano il contributo ai consorzi per la raccolta differenziata e poi affidavano ad una società privata il compito di fare la stessa cosa e quindi pagavano due volte per avere un servizio che comunque era carente. Non hanno fatto il proprio dovere neppure i cittadini. Troppe volte vediamo la gente che lancia da lontano verso i cassonetti sacchetti di spazzatura che non hanno mai riciclato.
Sembrano esserci due partiti, quello che dice che la soluzione sono i termovalorizzatori e quello che vuole solo la raccolta differenziata. Sono scelte davvero alternative? Non c’è una soluzione univoca. Non si fa solo raccolta differenziata, non si brucia solamente, non si getta solo in discarica. Il ciclo virtuoso oggi, dimostrato dai Paesi moderni, è quello che prevede tutte e tre le voci.
Ma se poi proponete una cosa e un ministro dice che non va? Io avevo dato la mia disponibilità a fare un passo indietro. E avevo suggerito che qualche funzionario del ministero dell’Ambiente prendesse il mio posto. Mi sembrava la logica conseguenza di divergenze di vedute con quel ministero. Non hanno voluto darvi seguito. Ne prendo atto e allora io vado avanti.
da l’Avvenire di sabato 21 aprile 2007 (di Antonio Maria Mira)