WASHINGTON. E Bush la spunta. Il Congresso degli Stati Uniti, a maggioranza democratica, ha approvato il rifinanziamento delle missioni militari in Iraq e in Afghanistan, senza alcuna data di scadenza per il ritiro dei contingenti.
280 voti a favore e 142 contrari, questo il risultato della votazione. 100 i miliardi di dollari stanziati che consentiranno alle truppe americane di proseguire, almeno fino alla fine di settembre, le operazioni sui due territori.Il Senato, invece, ha visto 80 voti favorevoli e 14 contrari. Il rifinanziamento contiene 18 “raccomandazioni” al governo iracheno, sia sul piano politico che della sicurezza, con l’obiettivo di riportare la stabilità nel Paese e consolidare la democrazia.
Alla fine, i Democratici si sono dovuti piegare al volere del presidente, non avendo i numeri per condizionare la sua strategia militare. E lo hanno fatto attraverso un accordo con lo stesso Bush e gli avversari repubblicani, ottenendo in cambio lo stanziamento di 17 miliardi destinati a progetti interni, tra cui opere per l’assistenza sanitaria ai minori e per le vittime dell’uragano Katrina. “Le congratulazioni al Congresso per avere provveduto a garantire fondi e flessibilità necessari alle nostre truppe per proteggere il nostro Paese, invece che imporre un calendario arbitrario per le operazioni militari”, ha commentato Alex Conant, portavoce della Casa Bianca, riferendosi al provvedimento avanzato in precedenza dal Congresso (che prevedeva il ritiro delle truppe) sul quale Bush aveva posto il proprio veto. Sia la presidente della Camera, Nancy Pelosi, che alcuni esponenti democratici di rilievo (fra cui i candidati alla Casa Bianca Hilary Clinton e Barack Obama) fino all’ultimo minuto erano indecisi su come votare, per poi esprimere un parere contrario e ritrovandosi nella paradossale posizione di sconfessare l’accordo che loro stessi avevano negoziato con il presidente e i Repubblicani. Ciò nonostante i Democratici intendono continuare a contrastare la politica di Bush, come testimoniano le parole del capogruppo della maggioranza al Senato Harry Ried, che ha votato, riluttante, a favore del rifinanziamento: “Sono finiti i giorni degli assegni in bianco e dei semafori verdi per la sua politica fallimentare”.
Intanto, per Bush questa estate rischia di essere “molto sanguinosa per le truppe statunitensi e per i civili in Iraq, visto il continuo aumentare di attacchi da parte dei ribelli”. Guarda caso, alle parole del presidente è seguita la notizia dell’uccisione, in Iraq, di cinque soldati americani in quattro diversi attacchi. Martedì scorso è morto un altro soldato a Tikrit. Una previsione, quella di Bush, che arriva nel momento in cui l’opinione dei cittadini americani sulla guerra non è mai stata peggiore. Secondo un sondaggio fatto da Cbs News/New York Times, il 76% dei cittadini statunitensi crede che la guerra stia andando molto male per gli Stati Uniti, mentre solo il 23% approva il modo in cui Bush la sta conducendo.