Lo scudo spaziale progettato dagli Usa nell’Europa Orientale ha aumentato le tensioni nella zona, e specialmente con la Federazione Russa di Vladimir Putin.
La prospettiva di trovarsi in inferiorità missilistica e con basi a pochi chilometri dalle frontiere rende i rapporti con Mosca molto difficili, anche perché la politica di rilancio della potenza russa non gradisce molto le interferenze americane nella zona. È stato firmato stamane il decreto presidenziale con cui Putin ha sospeso la partecipazione della Russia al Trattato sulle Forze Convenzionali in Europa (CFE), nel testo trasmesso dal Cremlino alla stampa si legge che la scelta nasce da “circostanze straordinarie, legate al contenuto del Trattato sottoscritto il 19 novembre 1990, relative alla sicurezza della Federazione russa e che richiedono l’adozione di misure inderogabili”. Questo provvedimento è un duro colpo alla possibilità di un accordo (richiesto da parte russa) sullo scudo spaziale, offrendo anche postazioni nel Caucaso. Il vertice con Bush, tenutosi qualche settimana fa nel Maine, non aveva lasciato aperti grandi spiragli, anche se il decreto di Putin apre una nuova fase sulla vicenda dello scudo, che dovrebbe essere installato tra Repubblica Ceca e Polonia. Il CFE è stato sottoscritto nel 1990 dalle forze dell’allora Patto di Varsavia e della Nato, e poi sottoposto a ulteriori revisioni dopo la dissoluzione dell’Urss. Inizialmente, il Trattato prevedeva che entro il novembre del 1995 i paesi della Nato e quelli dell’Est riducessero le forze convenzionali, nel territorio tra l’Atlantico e gli Urali, con quote comuni da rispettare. In seguito, la definizione definitiva del CFE si è avuta nel 1999, con quote fissate per ogni paese e non per alleanze politico-militari. Anche nel 1999 ci furono polemiche, col rifiuto di Clinton (all’epoca presidente Usa) di ratificare il trattato perché chiedeva il ritiro delle truppe russe impegnate in Cecenia, Georgia e Transnistria (la repubblica secessionista situata in Moldavia).
All’epoca Mosca chiese l’impegno e il coinvolgimento anche dei paesi baltici nel CFE, e il trattato fu ratificato soltanto da Ucraina, Bielorussia e Kazakhstan, seguite nel 2004 dalla Russia. Già da aprile una decisione simile era nell’aria: Putin aveva annunziato la moratoria del CFE fin quando non fosse stato sottoscritto e ratificato da tutti i paesi aderenti, e la questione,sollevata sia nella visita di Condoleeza Rice a Mosca a metà maggio, sia nel G8 di Rostock e infine nel Maine, è sempre stata lasciata cadere. Dure le reazioni della Nato, il portavoce James Appathurai ha dichiarato: “I Paesi membri considerano il Trattato come un pilastro per la stabilità europea e vorrebbero fosse ratificato il più presto possibile”, mentre la Casa Bianca, tramite una dichiarazione della Rice (ripresa dall’agenzia russa Novosti), ha auspicato la convocazione di una conferenza speciale sul CFE.