BOLOGNA La Procura della Repubblica di Bologna ha avanzato le richieste di 20 anni di reclusione per Salvatore Raimondi e di 13 per Pasquale Barbera, accusati del sequestro e della morte del piccolo Tommaso Onofri avvenuta il 2 marzo del 2006 vicino Parma.
L’accusa aveva in un primo momento chiesto il massimo della pena per entrambi, pena che però è stata rispettivamente ridotta di un terzo in virtù del rito abbreviato. I pm della Dda di Bologna, Lucia Musti e Silverio Piro, hanno chiesto la non concessione delle attenuanti generiche per Raimondi, difatti, secondo l’accusa, la confessione, il comportamento attivo nel far trovare i luoghi ove erano state bruciate le cose utilizzate durante il sequestro, il riconoscimento della cascina dove custodire il bimbo sarebbero elementi oggettivi che da soli non valgono a motivare le attenuanti generiche riconosciute invece a Barbera. Il primo ad
arrivare in tribunale è l’ex pugile Raimondi, che Alessi accusa quale esecutore materiale dell’omicidio, scortato dalla polizia penitenziaria che non ha però potuto evitare insulti e striscioni nei suoi confronti. Dopo è arrivato Raimondi col suo avvocato Alessandro Conti e ha detto di aspettarsi da questo processo “giustizia”. è l’ex capo mastro che partecipò alla ristrutturazione della cascina degli Onofri. All’udienza non erano presenti i familiari del piccolo Tommy, che però fanno sapere attraverso i loro legali di aver avanzato una richiesta di risarcimento danni per la morte del figlio pari a circa 2,5 milioni di euro.