Partito Democratico, parto complicato nelle realtà locali

di Redazione

Prodi, Fassino e RutelliIn questa giungla di partiti e partitini, inizia un nuovo percorso che ancora non si comprende bene. Il nuovo soggetto del Partito Democratico, formato da due gruppi politici più in vista del centrosinistra, porta alla configurazione di un partito sulla scia di quelli mandati “in pensione”.

Ds e Margherita hanno abbandonato il loro passato confluendo insieme nella costituzione del Pd, avvenimento che non ha trovato grandi problemi nei quartieri alti della politica, viceversa sta incontrando grandi difficoltà nelle realtà locali. Innanzitutto sono stati esclusi dalle decisioni i giovani, fulcro centrale del futuro del Paese, basta guardare il “comitato dei saggi” che di giovane ha ben poco. Quel percorso iniziato dal comitato ha portato alla fatidica data del 14 ottobre, quando si dovranno effettuare le primarie per eleggere il leader nazionale. Ebbene, questa fatidica data ha messo in movimento i “quartieri bassi” del futuro Pd. Non c’è da Fabio Mussi, leader di Sinistra Democraticastupirsi, ma le realtà locali sono molto differenti da quella nazionale. Nei contesti cittadini la differenza di ideologie sta spingendo molti iscritti e simpatizzanti ad emigrare altrove in cerca di quello che stanno perdendo. Soprattutto in casa Ds i problemi sono maggiori, vuoi per una questione di ideologia, vuoi per la grande differenza concettuale che esiste con la Margherita, sembra essere efficace la mossa di Fabio Mussi. Quella Sinistra Democratica creata in poco tempo sta raccogliendo più consensi del previsto, uno scivolone che potrebbe portare ad una decimazione del vecchio partito dei Ds, con una consistente crescita di quello mussiano. Certamente non va meglio in casa Margherita, alcuni avvicendamenti improvvisi attivati in questi giorni, sempre nelle realtà locali, cuore della politica se qualcuno l’abbia dimenticato, stanno portando ad un allontanamento anche dal partito di centro guidato da Francesco Rutelli. Quel Partito Democratico tanto voluto dall’attuale premier Prodi sta decimando quello che era l’elettorato dei Ds e Margherita. Questo aspetto esce fuori dalle tante realtà locali, che, a oggi, non hanno ancora individuato le corsie da percorrere per arrivare ad intese che portino alla scelta dei leader locali. Le decisioni verticistiche sono andate tutte a buon fine, quelle regionali anche vanno bene, ma nei comuni grandi e piccoli, dove ci sono i veri voti, si perde colpi. Ancora una volta si è iniziato dall’alto per poi andare verso il basso, a parer di molti scelta sbagliata, che sta rafforzando l’area radicale della sinistra e, nello stesso tempo, il centro destra. Sono aspetti che Romano Prodiemergono in questa prima fase della costituzione del Pd. Le scelte in ambiti locali, tra anime che nel tempo hanno combattuto una contro l’altra, politicamente parlando, stanno diminuendo l’entusiasmo iniziale, facendo frenare lo spirito politico del nuovo partito. Questo aspetto lo si legge girando per i comuni dove è in atto un lavoro senza sosta per arrivare al 14 ottobre con le carte in regola. Anche la formula democratica delle primarie sta assottigliando l’entusiasmo. Certamente appena trascorse le vacanze ci sarà un periodo d’intenso lavoro per i due schieramenti, anche perché “l’effetto migratorio”, che può sembrare irrilevante in questo momento, potrà rilevarsi fondamentale in futuro quando i numeri dei voti potranno andare da un’altra parte, perché le ideologie sono difficilmente surrogabili per chi ha un idea politica ben precisa. Il Pd, per il momento, sta creando soltanto disordine nella mente dei cittadini che ancora non capiscono a cosa serve, poiché poco è stato fatto per far capire agli elettori lo scopo fondamentale della sua nascita.

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