Per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco parto nel dire che le tasse vanno pagate per il bene del paese, ma esse vanno imposte equamente altrimenti c’è solo il rischio del soffocamento.
Un sistema con un balzello di imposte comporta soltanto per i poveri contribuenti il vedersi scippare dallo Stato centrale sette mesi del proprio lavoro, li irrigidisce nei confronti del fisco costringendoli ad una evasione fiscale per non dare mesi di quello che si sono sudati durante l’anno. Questo vale per chiunque, dall’operaio all’imprenditore.
Poi bisogna fare un’ulteriore analisi: se ci sono troppe tasse in questo paese, vuol dire che ci sono anche molti sprechi, questi sprechi costringono lo Stato a chiedere sempre più soldi al contribuente, nello stesso momento fanno salire la pressione fiscale inasprendo l’evasione. Se questi sprechi fossero eliminati la pressione fiscale diminuirebbe, lasciando scendere le aliquote, dando la possibilità a tutti di pagare, perché si pagherebbe meno.
Il problema dell’evasione in Italia non sono i cittadini disonesti, sono le tasse troppo alte. Bisognerebbe scendere ad un’aliquota del 10% per i dipendenti e il 15% per le imprese, per arrivare al 20% per le categorie industriali con redditi più corposi. Fantasia di fine estate, non credo, una ricetta utile che tappa la bocca una volta per tutte sull’evasione fiscale. Un sistema utile per costruire la ricchezza e nello stesso momento crea le condizioni per eliminare l’evasione e la disparità sociale. Questo purtroppo è impossibile, perché l’Italia ha un debito pubblico creato nel corso degli anni da politiche distratte, cosa che ha determinato una situazione incresciosa che non permette di diminuire le aliquote, anzi, le innalza sempre di più per colpa, appunto, del debito pubblico.
Nonostante tutto, si continua a non fare nulla per diminuire gli sprechi che circolano nel Paese. In una famiglia, quando si verifica un momento di difficoltà, la prima cosa che si fa è razionalizzare la spesa, si cerca in qualche modo di tagliare tutto quello che è superfluo, concentrando le risorse sulle cose utili. Il capofamiglia fa i conti in base a quello che sono le sue risorse finanziarie, cerca di non accumulare debiti, distribuendo le risorse a tutti i figli, secondo le esigenze prioritarie di ognuno di loro. Certamente se il capofamiglia continua a spendere, accumula debiti, alla fine rischia tutto e dovrà chiedere prestiti su prestiti, fino a quando non sarà più in grado di onorarli e comincerà a litigare con moglie e figli addossando loro la colpa della mancanza di soldi.
Lo Stato è la stessa cosa, deve razionalizzare in base a quello che incassa. Abbassare le aliquote significa permettere a tutti di vivere meglio e pagare le tasse. Esempio: un lavoratore dipendente, il più tartassato, paga le tasse in base a quella che è la sua busta paga e non ha vie di scampo; se da soltanto il 10% allo Stato, gli rimangono più soldi in tasca, vive meglio e spende di più. Se un lavoratore autonomo dichiara 60 mila euro l’anno, se gli togli la metà di quello che ha guadagnato, non riuscirà a portare avanti la sua impresa, perché con l’altra metà deve viverci, allora che fa, cerca in tutti i modi di evadere, per resistere e cercare di mandare avanti la sua attività, e molto probabilmente per mantenere viva l’impresa si trova anche in una situazione debitoria con le banche, per i tanti interessi passivi accumulati. Mentre se gli chiedi il 15% di quei 60 mila euro, la cosa gli sembra leggera e paga volentieri, nello stesso momento avrà a disposizione risorse per sé e per la sua impresa e non darà più interessi alle banche, poiché accumulerà risorse economiche ricavate da quello che risparmia con le tasse. Il ragionamento vale un po’ per tutti, bisogna ridurre le tasse per far stare bene il Paese ed eliminare l’evasione. Il nodo sprechi non dipende dai cittadini, è un argomento che interessa soltanto la politica e i politici. In parole povere lo Stato.
Uno Stato spendaccione. Secondo voi sembra giusto che un pensionato con pensione sociale debba vivere, oggi, con 480 euro al mese, un operaio metalmeccanico con 900/1100 al mese, un impiegato con 1300/1500 al mese, mentre un politico percepisce quasi 12mila al mese. Non è solo la spesa mensile del politico che grava sugli sprechi, ci sono una serie di privilegi, che è inutile descrivere perché tutti li conoscono, che vanno a incombere sulle casse dello Stato. Qui si costruisce una ingiustizia sociale a discapito dei contribuenti, dando uno schiaffo alla povertà.
Non solo, intorno alla politica ci sono una serie di apparati, costruiti a misura, partendo dallo Stato centrale, per passare alle regioni, attraverso le province, per finire ai comuni. Mangiano una miriade di soldi pubblici e non danno nessun contributo positivo ai cittadini. Hanno costruito consorzi, commissioni, società miste pubblico-private, ed altro ancora, per metterci gli amici o gli amici degli amici, che sprecano una quantità di danaro pubblico, a discapito della povera gente che paga le tasse per avere in cambio servizi che non ottiene. Vedi la sanità allo sfascio, la sicurezza, forze dell’ordine senza risorse economiche, la scuola con sempre più precari e infrastrutture fatiscenti, il lavoro precario unico posto di lavoro disponibile. Ecco perché in Italia si pagano troppe tasse, gli sprechi sono esagerati.
Per non parlare dei soldi, che sono sempre dei contribuenti, che assorbono i partiti attraverso il contributo elettorale di un euro per ogni elettore, oppure il contributo all’editoria, creato anche quello per dare soldi ai giornali di partito. Mentre la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani sono sottopagati, o meglio sfruttati e umiliati, mentre gli editori incassano fior di danaro pubblico attraverso il contributo e non pagano a dovere i giornalisti.
Allora smettiamola con il dire sempre che gli Italiani sono evasori, non è il cittadino Italiano che è disonesto, sono i dirigenti che sono spreconi, costringendo il cittadino ad essere disonesto per non vedersi scippare tutto quello che guadagna, per poi vedere in giro tanti sprechi. Il buono esempio viene dato dal padre di famiglia, che educa i figli ad essere onesti verso gli altri, ad essere risparmiatori, e fare spese giuste per il bene della stessa famiglia. Se invece il padre di famiglia è un giocatore d’azzardo, uno sprecone, un poco di buono, la famiglia va a rotoli, perché anche i figli seguono l’esempio del padre. La morale della favola è sempre la stessa: i primi a dare esempio devono essere i politici, altrimenti i cittadini seguono…i loro “insegnamenti”.