Una commissionecommissione tecnico-scientifica interministeriale presso i Ministeri della Salute, dell’Ambiente dello Sviluppo economico e delle Attività Produttive, che valuti i rischi per la salute dei cittadini connessi centrali termoelettriche a combustibili fossili e termovalorizzatori – inceneritori e indichi la via per alternative ecocompatibili.
E’ la propostadel componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’Agata. “Sono ormai anni – afferma D’Agata – che per risolvere i problemi energetici del nostro Paese si discute sull’opportunità di creare nuove centrali termoelettriche a combustibili fossili o addirittura di utilizzare i rifiuti solidi urbani attraverso termovalorizzatori – inceneritori. La questione energetica cozza inevitabilmente con quelle ambientali e sui rischi per la salute dei cittadini. Infatti, come è ormai noto ai più, la creazione di imponenti centrali termoelettriche a carbone o che si alimentano dai derivati del petrolio ha comportato un aumento in alcune zone del Paese dell’incidenza di tumori e di malattie alle vie respiratorie con conseguenti notevoli costi per tutta la società. Solo per fare un esempio, – continua l’esponente dell’IdV – da indagini della Direzione Qualità della Vita del Ministero dell’Ambiente e validate dall’Arpa risulta che nel Nord Salento che è interessato dagli indubbi influssi dell’emissioni della centrale a carbone di Cerano a ridosso delle province di Brindisi e Lecce, la città di Lecce, apparentemente estranea ad un coinvolgimento diretto, sia invece segnata dal peggiore dei primati, che più di un attore ha messo in legame frontale con la centrale brindisina: si tratta delle incidenze neoplastiche diffuse dal Registro tumori jonico – salentino”.
La classifica delle tre province del Salento vede Lecce al primo posto con un’incidenza dell11,8% dei casi di tumore alle vie respiratorie, seguita in modo tutt’altro che scontato dai due poli industriali del territorio, Brindisi (9,3%) e Taranto (8,3%). Discorso analogo va riportato per quella che da alcuni è ritenuta l’ultima frontiera dello smaltimento dei rifiuti, la creazione dei famigerati termovalorizzatori, che ha ottenuto il placet di alcune amministrazioni regionali e di alcuni ambienti governativi nell’intento di risolvere l’emergenza ambientale dei rifiuti con il duplice fine di eliminare i rifiuti e di creare contemporaneamente energia utilizzabile, quando invece, secondo D’Agata, “da una parte tali siti sarebbero produttivi di scorie, specie aeree, dannosissime per la salute mentre dall’altra le soluzioni parrebbero sotto gli occhi di tutti a partire da un’ampia campagna nazionale sulla raccolta differenziata”. “Ebbene, – riflette il dipietrista – ad oggi, pur essendo evidente che tale politica ambientale-energetica comporterebbe un ulteriore aggravio dell’aumento di gravi malattie nelle zone dove verrebbero a crearsi questi nuovi siti e non solo, perché gran parte della comunità scientifica mondiale è giunta a risultati molto spesso negativi ed intollerabili per la salute pubblica, ci scontriamo con la difficoltà di reperire dati ufficiali di fonte statale per chiarire una volta per tutte se il Nostro Paese può realmente concedersi la creazione di questi siti o se si debbano una volta per tutte abbandonare queste strade per la ricerca di soluzioni ecocompatibili e definitive in tema di energia e di smaltimento dei rifiuti. Inoltre, – conclude D’Agata – non crediamo che per tentare di risolvere un’emergenza ambientale o energetica se ne debba per forza di cose creare un’altra dall’incidenza negativa sulla popolazione e sulla vita dei cittadini, forse maggiore, specie a lungo termine”.