AVERSA. Dieci anni fa ne era stata prevista l’attivazione. A ipotizzarla, mettendo nero su bianco, fu il consigliere regionale Cesario Liguori, oggi commissario cittadino dell’Udc, all’epoca assessore regionale ai lavori pubblici del Ppi con interim alla sanità.
Verso la metà dello scorso anno fu Nicola Caputo, consigliere regionale dell’Udeur, a tornare sul tema dando notizia di un suo intervento finalizzato all’attivazione del servizio, considerato indispensabile per la qualificazione del San Giuseppe Moscati. Di che cosa parliamo? Del centro trasfusionale che l’ospedale cittadino chiede da anni. Dopo l’attivazione della rianimazione-terapia intensiva, della medicina d’urgenza e dell’unità coronaria per i sanitari del nosocomio aversano disporre di un centro trasfusionale sarebbe non solo la ciliegina sulla torta ma la giusta conclusione di un iter di riqualificazione che necessiterebbe solo della neurochirurgia per essere completo (anch’essa prevista dell’allora assessore Liguori e data in convenzione – in attesa che si realizzasse al Moscati – alla clinica Pineta Grande di Castelvolturno, ndr). Invece niente. Pare per mancanza di fondi regionali, dato che il buco in cui è caduta la sanità campana è di dimensioni inimmaginabili. E allora ecco che a sostituire le istituzioni ancora una volta prova la società civile, attraverso una iniziativa di solidarietà. Ma non è il Telethon a cui ci ha abituati la televisione che coinvolge l’intera nazione, è semplicemente una questua paesana, fatta tra aversani. Proprio così una colletta per raccogliere la somma necessaria a realizzare un centro trasfusionale presso il Moscati perché a nessuno debba toccare la sorte di morire per mancanza di sangue o quanto meno per una trasfusione fatta in ritardo. L’idea non è nuova, era già stata realizzata in passato quando fu dato l’avvio al progetto “mille lire per il Moscati” finalizzato a raccogliere i fondi necessari ad acquistare un sondino la cui mancanza fu tra le cause di morte di un bambino soffocato da un fagiolo. Quella volta a promuoverla fu un privato per ricordare il figlio deceduto nel nosocomio. La somma raccolta non bastò per acquistare lo strumentario e fu destinata ad un premio di studi assegnato nel corso degli incontri pediatrici normanni. Questa volta a promuovere l’iniziativa è l’Associazione Giorgio Lubrano, nata per onorare la memoria di un giovane magistrato, impegnato nel sociale, morto all’età di 31 anni. Insieme alle associazioni locali dei commercianti Ascom-Confcommercio, Confesercenti, Le Botteghe del Seggio, Aversa Centro, A.C.I.A.D da oltre un mese l’associazione Lubrano sta invitando i clienti degli esercizi commerciali cittadini a depositare in una apposita scatoletta una offerta da destinare alla realizzazione di un centro trasfusionale presso l’ospedale Moscati. I risultati? “Fino ad oggi – dice Maria cassiera in uno dei supermercati aderenti all’iniziativa – nel contenitore che vede accanto al registratore sono stati depositati pochi spiccioli”. “Centesimi che – osserva – di sicuro non basteranno nemmeno a coprire le spese d’acquisto delle cassette lasciateci dagli sponsor. Perché sono centinaia, dato che oltre l’80 per cento degli esercizi aversani ne ha ricevuto almeno una”. E allora l’iniziativa sarà un flop, a meno che i promotori non provvedano a pubblicizzarla attraverso la stampa per trasformarla in un Telethon aversano.