Finanziaria verso l”approvazione, ma la maggioranza rimane instabile

di Antonio Taglialatela

Lamberto DiniROMA. Il futuro del governo Prodi sarebbe nelle mani di Lamberto Dini. “Sarebbe” perché nella votazione finale alla Finanziaria in programma oggi (o domani) il liberaldemocratico, assieme ai suoi due senatori, Giuseppe Scalera e Natale D’Amico, potrebbe anche risultare non decisivo grazie ai senatori a vita, che sono attesi in cinque. guarda la diretta dal Senato

La senatrice a vita Rita Levi Montalcini si è infatti detta disponibile a rinviare il suo viaggio all’estero per poter essere presente al voto, così come non dovrebbe mancare l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, mentre incerta è la presenza dell’altro ex presidente Oscar Luigi Scalfaro. E, ancora, “sarebbe” perché alla fine sembra che Dini voterà si, anche se non mancherà critiche nei confronti della maggioranza. Insomma, i problemi tra Dini e il centrosinistra potrebbero verificarsi non adesso ma dopo la Finanziaria.

Intanto corrono voci su un progetto politico al Senato per la costituzione di un gruppo unico “liberal-popolare” composto da Udeur, diniani e in cui potrebbe rientrare l’ex ulivista Domenico Fisichella. Non è un segreto, infatti, che molti, Mastella in primis, vogliano creare un gruppo da contrapporre alla “Cosa rossa” formata da Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi e Sinistra Democratica, che si stanno federando a Palazzo Madama.

Nella votazione odierna il centrosinistra avrà bisogno di tutti i suoi 158 voti, considerando che il centrodestra ne ha a disposizione 157. Voteranno ‘si’ il dissidente della sinistra Fernando Rossi, mentre l’altro dissidente Turigliatto non parteciperà alla seduta. De Gregorio (ex Idv, ora all’opposizione), dopo aver annunciato di abbandonare l’aula, ci ha invece ripensato e oggi voterà. Nonostante le polemiche anche l’Udeur di Mastella, assieme a Bordon e Manzione, voterà a favore. L’ago della bilancia, dunque, è Dini.

Ricordiamo che la giornata di ieri al Senato è stata di fuoco. Il voto è slittato ad oggi per le proteste del centrodestra che ha chiesto più tempo sull’emendamento (articolo 91) relativo alla riformulazione della norma sugli stipendi ai dirigenti pubblici, resasi necessaria per ottenere il voto favorevole dell’Udeur. Ben tre le riunioni dei capigruppo che hanno determinato sospensioni durante la votazione. Nel tardo pomeriggio, alle 18.38, dopo otto ore di stallo, l’Aula ha approvato l’articolo 92 che fissa un tetto del 35 per cento alla spesa per il lavorio precario o flessibile nella pubblica amministrazione. Lo stesso articolo prevede il taglio del 10% degli straordinari nella pubblica amministrazione, compresi i corpi di polizia, le forze armate e i vigili del Fuoco.

Restano da approvare otto articoli, tra cui l’articolo 91 sugli stipendi dei dirigenti pubblici e l’articolo 93 per la stabilizzazione dei precari. Poi il voto finale che, come ha riferito il presidente del Senato Marini, se necessario potrebbe slittare anche a domani.

Dall”opposizione, il suo leaderSilvio Berlusconi è convinto: “Non c”è stata mai aria di spallata, la sinistra imploderà da sola”. L”ex premier ritiene che il governo Prodi “non è più moralmente e politicamente legittimato, ma non necessariamente cadrà domani nè in questi giorni. Comunque non può certamente durare a lungo”. “Anche in occasione di questa votazione si sono si sono appalesate delle divergenze nella maggioranza, fratture ricomposte con mance anche a singoli componenti a spese dei cittadini italiani. Lo spettacolo è sotto gli occhi di tutti”.

Diretta dal Senato

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