Arabia Saudita, violentata ma condannata a carcere e frusta

di Antonio Taglialatela

sentenza shock in Arabia SauditaRIAD (Arabia Saudita). E’ stata violentata da sei uomini ma per lei è giunta comunque una condanna a sei mesi di carcere e 200 frustate. I suoi aguzzini, invece, hanno avuto pene da due a nove anni di reclusione. La decisione arriva da un tribunale saudita, ieri riportata dal quotidiano palestinese “al Quds al Arabi” edito in Gran Bretagna.

La 21enne, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni, è stata ritenuta colpevole di essersi fatta trovare dagli stupratori mentre era “appartata con un uomo”. Un reato gravissimo in Arabia Saudita, che ha consentito ai sei uomini di evitare la pena capitale prevista in questi casi. Il suo avvocato, Abdul Rahamn al Laham, è stato addirittura sospeso dalla professione e dovrà anche sottoporsi a “una commissione educativa” ordinata dal ministero della Giustizia. La giovane non ha nemmeno l’appoggio della sua famiglia, che si ritiene “caduta nel disonore”.

La storia risale a due anni fa. Un uomo iniziò a telefonare alla ragazza per chiederle di incontrarla. Lei, dopo alcuni rifiuti, gli inviò una sua foto. Poi, dopo essersi fidanzata con un altro uomo, scelto dalla sua famiglia per il matrimonio, chiese la restituzione della fotografia, fissando un appuntamento con il misterioso ammiratore. L’aggressione avvenne proprio mentre era in auto “appartata” con lui: sei uomini, armati di coltelli, la sequestrarono e portarono in una fattoria fuori città, violentandola e scattando delle foto con il suo cellulare. Quelle stesse foto che usarono per ricattarla: se avesse rivelato l’episodio loro le avrebbero inviate a tutti. Tornata a casa, la ragazza tentò il suicidio con delle pillole che però le provocarono solo un malore facendola finire in ospedale. Confessò, a quel punto, ciò chele era accadutoma il suo promesso sposo non la ripudiò. Questa è stata l’unica fortuna da lei avuta. Assieme al fidanzato riuscì a rintracciare uno degli stupratori, che lavorava in un mercato del pesce, denunciandolo. Purtroppo, una volta in aula, da vittima è divenuta imputata, con i giudici che l’hanno ritenuta colpevole.

Lei, adesso, riconosce quella che fu una sua ingenuità, è consapevole che non doveva incontrarsi in auto con quell’uomo, ma ritiene che per la sua “colpevolezza”, qualora ci sia stata o meno in base alle leggi del suo paese, abbia già pagato con la brutale violenza subita.

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Redazione
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