I Savoia chiedono risarcimento milionario all”Italia. E a noi niente?

di Antonio Taglialatela

Emanuele Filiberto e Vittorio Emanuele con in mano i passaporti italiani260 milioni di euro, e senza contare gli interessi. E’ il “risarcimento” per “danni morali” preteso da Vittorio Emanuele di Savoia e dal figlio Emanuele Filiberto nei confronti dell’Italia che, dopo la seconda guerra mondiale e la nascita della Repubblica, li mandò in esilio.

La richiesta è stata inviata una ventina di giorni fa al presidente

Giorgio Napolitano e al premier Romano Prodi, attraverso i legali Calvetti e Murgia. Tra le motivazioni, si parla di danni relativi alla “violazione dei diritti umani” stabiliti dalla Convenzione Europea durante i 54 anni di esilio della famiglia. Esilio allora sancito, per gli eredi maschi del casato, da una norma transitoria della Costituzione, sospesa nel 2002, consentendo la possibilità di rientrare in Italia. E non è tutto. I “nostri reali” chiedono anche la restituzione dei beni confiscatigli all’epoca dallo Stato. Il tutto sarebbe anche supportato da una formale denuncia alla magistratura. Immediata la replica del governo che, attraverso il segretario generale alla presidenza del Consiglio, Carlo Malinconico, non solo ritiene di non dover pagare nulla ma pensa di chiedere a sua volta i danni ai Savoia per le responsabilità legate alle note vicende storiche, quando Re Vittorio Emanuele III consegnò l”Italia alla dittatura fascista e controfirmò le leggi razziali. Insomma, Vittorio Emanuele & Co. – nonostante la cortesia fattagli dall’allora governo Berlusconi di poter rientrare in Italia, nonostante aver giurato, assieme al figlio, in cambio del rimpatrio, fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica italiana, rinunciando esplicitamente a qualunque pretesa dinastica, nonostante le poco gratificanti vicende giudiziarie, solo l’ultima risale al 2006 quando il “principe” è stato arrestato (poi scarcerato) con le accuse di associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione (due inchieste poi archiviate dalla Procura di Como) – oggi chiedono 260 milioni di risarcimento. Loro che in Italia ci stanno soltanto da quattro anni. E a noi che ci viviamo da sempre in questo Paese, considerando tutto quello che dobbiamo sopportare (i nostri politici, la mancanza di sicurezza, la disoccupazione, la crisi industriale, il costo della vita aumentato a dismisura, i nostri politici…ah…già li abbiamo menzionati…vabbè…del resto sono la più grande sciagura…) quanto dovrebbero darci, cari “principe” e “principino”?

E crediamo sia il caso di chiudere con una considerazionedel nostro collega Ugo Persice Pisanti: A questo punto tutti i fautori del ritorno in Patria del contrito Savoia, della sua “simpaticissima” consorte e del suo “telegenico” figlio sono serviti. Questi emeriti personaggi, visto che hanno tanto insistito per riammettere sul territorio nazionale i “maschietti” di casa Savoia non dovrebbero battere ciglio a donare loro stessi i duecentosessanta milioni d’euro a questi “poveri” ex regnanti. L’unico commento che mi sento di fare e che, ormai, in Italia la parola vergogna è morta e sepolta per sempre. L’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ne prenda atto e la cancelli dal Dizionario della Lingua Italiana. Una prece…”.

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