Morti bianche, un cancro per la società italiana

di Redazione

 Anno 2007. Dovrebbe essere un momento magico per il nostro paese, siamo entrati in Europa da un bel po’, dovremmo avere un’economia fiorente, un’Italia in continua crescita, sicura in tutti i sensi. Invece, siamo al punto di partenza, forse al peggiore della storia della nostra Repubblica.

Credo che se tutto funzionasse in questo paese molte cose andrebbero diversamente, i sindacati non avrebbero ragione di esistere, perché ai lavoratori verrebbe dato ciò che gli spetta e non ci sarebbe bisogno di ricorrere a scioperi per ottenere qualcosa che ti spetta a prescindere. I politici avrebbero meno chiacchiere da fare, le campagne elettorali sarebbero talmente silenziose da non accorgerci di esse, anche perché non ci sarebbe nulla da “promettere”. Immaginare un paese, non dico perfetto, ma quasi, mi fa gioire. Perché non funziona nulla? Non è che la cosa sia voluta? Nessuno dà voce ai cittadini che hanno tante cose da dire, mai nessuno lì ascolta. Le tv, come i giornali, sono in mano al sistema, in questo sistema la gente non avrà mai la possibilità di gridare la propria rabbia. Questa introduzione mi è servita per aprire un capitolo sulle morti bianche, un capitolo nero della società italiana. Non appena succede un fatto tragico, tutti scatenano una serie di polemiche fatte di sole chiacchiere e niente più, incolpandosi l’uno con l’altro. Gli unici che non possono più parlare sono quei poveretti che hanno perso la vita sul lavoro. I problemi sono tanti e restano inevitabilmente irrisolti. Innanzitutto bisogna capire perché si muore sul lavoro, penso che la domanda la conoscano tutti: non c’è sicurezza. Fin qui ci siamo, il problema è un altro, la sicurezza si ottiene con investimenti, questi non vengono fatti perché le aziende non riescono a mantenere il passo con la tassazione troppo alta. Questo è il primo punto. Il secondo sono le commesse che, il più delle volte, vengono prese a costi bassissimi. Per realizzare l’opera o il prodotto si cerca di fare il possibile, ciò inevitabilmente porta a risparmiare sulla sicurezza e sulla manodopera, alla fine ci rimettono un po’ tutti, operai ed imprese, uno con il lavoro a nero ed insicuro, l’altro con il rischio che deve correre. Un altro danno lo provocano le gare d’appalto. L’ente erogatore applica alla base dei prezzi molto bassi, per giunta c’è la gara che prevede l’assegnazione mediante il prezzo al ribasso. In molti casi, e sono tanti, i ribassi si aggirano anche intorno al 35/40%, maggiormente al sud. Ciò comporta dei sacrifici, che per primo si ripercuotono sui lavoratori, messi in cantiere a nero, poi sulla sicurezza, che poche volte viene rispettata fino in fondo, oltre a materiali scadenti che consegnano lavori non eseguiti a regola d’arte come prevede la legge. Non è pensabile fare lavori dove i prezzi d’asta già sono bassi, oltretutto, si accettano ribassi fuori luogo, significa che rimane ben poco per realizzare l’opera e questo non giova a nessuno. La politica doveva attuare sistemi di diversi, mettendo un tetto di ribasso non superiore al 10%, e in base a tale parametro effettuare la gara d’appalto. Tutto ciò non è mai stato fatto, le conseguenze sono ben visibili, i lavori dopo pochi mesi vanno rifatti, e quello che gira intorno alla sicurezza viene meno automaticamente. Concludo: quando parlo di gare non sono riferite solo all’edilizia che è il settore più a rischio, ma esteso a tutte quelle attività che sono soggette a gare di appalto, e sono tantissime. Un altro fattore scatenante è la concorrenza, questa può sembrare uno strumento utile per i cittadini perché porta al risparmio, invece, può essere un rischio poiché per ottenere un buon prodotto non si può risparmiare sui materiali, inevitabilmente si risparmia su cose che non influiscono sulla qualità del prodotto. Quali sono queste cose? I lavoratori e la sicurezza. Facendo lavorare le persone più del dovuto con turni massacranti, in ambienti di lavoro che ormai sono vecchi e urgono di ristrutturazione, o con attrezzature fatiscenti. I rischi seri vengono fuori proprio da questi fattori, per tutelare la sicurezza occorrono più investimenti, nello stesso tempo bisogna adeguare il sistema delle gare d’appalto, oltre a mettere in condizione chiunque di rientrare nei margini di spesa, con minore tassazione, agevolando gli investimenti in direzione di una maggiore tutela della qualità e, appunto, della sicurezza del lavoro.

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