Devo riconoscere che il livello di professionalità dei pubblicitari italiani non ha niente da invidiare a quello dei colleghi statunitensi. La capacità di rendere desiderabile qualsiasi prodotto non è da tutti.
Il fatto che le Agenzie operanti in Italia riescano nellintento di rendere attraente lacquisto anche di un oggetto inutile, nessuno può negarlo. È un dato incontrovertibile. Spingere buona parte della popolazione a comprare beni che non servono ad una cippa, per soddisfare bisogni che non esistono, è uno sporco lavoro che i pubblicitari italiani svolgono benissimo. La cosa fa ribollire il sangue, ma leconomia capitalista questo impone e questo, ingiustamente, i consumatori ricevono. Quello che, invece, non è sopportabile, è la scelta di modificare (in peggio) il modo di pensare e di vivere di un intero popolo per vendere, il più delle volte, squallidi prodotti.
Questo non è il compito di un pubblicitario. Il compito dei pubblicitari dovrebbe essere quello dincentivare le vendite di prodotti o servizi, facendoli conoscere al maggior numero possibile di potenziali clienti. Per quanto possa apparire ovvia questaffermazione, cè da constatare, purtroppo, che i pubblicitari non sempre si attengono al loro compito primario.
Sempre più spesso sconfinano in campi che nulla hanno a che vedere con una corretta promozione delle vendite. Mi riferisco allutilizzo improprio di concetti filosofici, dideologie politiche o di singolari interpretazioni del pensiero di personaggi famosi dogni tempo. Limproprio saccheggio non risparmia alcuno: da Gandhi a Shakespeare, da Marcuse a Platone, da Kerouac a Sartre, da Pirandello a Voltaire. Nessuno può dirsi al riparo dalle incursioni dei pubblicitari.Il problema è che questa enorme massa di pensieri, motti, aforismi, citazioni, sono distorti, capovolti, stravolti e sacrificati sullaltare del marketing. Gli effetti derivanti da tali stravolgimenti spaziano dal ridicolo allassurdo, dal contestabile al disprezzabile. Per vendere un profumo o una macchina si mettono in discussione principi universali, eterni ed inviolabili. Con allegra noncalanche, invece, i pubblicitari cinondano di messaggi contrastanti luno con laltro. Concetti che, replicati ad ogni ora del giorno e della notte, per decine di migliaia di volte in un anno, cambiano radicalmente il modo di pensare dellintera popolazione. Mentre i politici si annullano a vicenda, riuscendo ad incidere in misura marginale sulla filosofia di vita dei cittadini; i pubblicitari fanno tranquillamente passare messaggi razzisti, violenti o, allopposto, messaggi buonisti, melensi e zuccherosi, senza che nessuno si ribelli. Forse ci meritiamo tutto questo.
Gli antichi greci avevano maestri come Socrate, Platone e Aristotele. Noi ci ritroviamo maestri come il melenso nonno del Mulino Bianco, gli scorreggioni di Dolce e Gabbana, le voci fuori campo che cillustrano le bellezze della vita, vista da chi fa uso di liquidi lubrificanti o anelli vibranti della Durex. Prodotti fatti apposta per gli amanti delle sensazioni forti. Quanti e quali danni subisce la popolazione da tali indottrinamenti non è facile a dirsi.
Quello che sicuramente bisogna fare è riportare nellalveo delle sales promotion e del marketing tradizionale lattività di tali pseudo-filosofi, non autorizzati. Altrimenti ci potremmo ritrovare un bel giorno con un colpevole di violenza carnale che dopo aver rapito, spogliato e violentato la giovane vittima come giustificazione potrebbe tirare in ballo uno spot pubblicitario: Ma lha detto anche la televisione che potevo toglierle tutto tranne il suo Breil.