ROMA. Decadrà il 31 dicembre il nuovo decreto legge per la sicurezza. Questaè la sintesidella conferenza, tenutasi stamattina, a Montecitorio, dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti con i capigruppo.
Non sarà tramutato in legge, quindi, il pacchetto di norme che attribuiva ai Prefetti il potere di espellere i cittadini comunitari. Il Governo ha assicurato che ne presenterà, al più presto, un altro per cercare di evitare il rientro dei clandestini espulsi. La questione è molto seria dato che sono 408 i clandestini espulsi che possono ritornare in Italia, grazie al decreto, 124 dei quali allontanati per tassativi motivi di sicurezza pubblica. Il ministro Chiti ha spiegato i motivi della rinuncia: Il governo ha mantenuto l”impegno preso al Senato: la via più diretta e lineare sarebbe stata la possibilità di togliere l”articolo 101-bis, che è improprio come collocazione e con una formulazione in parte errata. Ma – ha rilevato – non è possibile oggettivamente perché il Senato ha un calendario molto denso dovendo approvare finanziaria e welfare. L”altra strada a cui avevamo pensato, cioè un decreto legge ad hoc per togliere la norma, si è rivelato di difficile applicazione. A questo punto – ha spiegato il ministro – per mantenere l”impegno la via è quella di rinunciare alla conversione del decreto legge e contemporaneamente il ministero dell”Interno, che è titolare del provvedimento, sta valutando la costruzione di un altro provvedimento legislativo. Infine, per quanto riguarda la norma sull”omofobia il ministro ha affermato: Non c”è dubbio che sarà stralciata: tutti sono d”accordo per un provvedimento legislativo che affronti questi temi; c”è un ddl in discussione in commissione Giustizia della Camera ed è la sede appropriata. Intanto, dallopposizione arrivano le critiche per questa decisione del governo e secondo quanto asserito da Schifani, Calderoli, Santelli, Mantovanoritornare al Senato con la norma corretta sarebbe stato possibile. Secondoil centrodestranon ci sarebbero problemi di impegni, come dichiarato dalla maggioranza, ma è lo stesso governo a non voler insistere per evitare una guerra interna al centrosinistra.