Meredith, un testimone: delitto provato già la sera prima

di Redazione

la vittima MeredithPERUGIA. Si aprono nuovi scenari sul giallo della morte di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia. Dalle dichiarazioni di un supertestimone, un albanese con permesso di soggiorno ritenuto “affidabile”, l’omicidio potrebbe essere premeditato e già provato la sera precedente.

Infatti, il giovane avrebbe visto insieme Amanda, Raffaele e Rudy la sera prima del delitto:”Erano loro, li ho riconosciuti. Stavano spiando la villa”. Se le sue dichiarazioni fossero comprovate, cadrebbe la pista che parlava di una tragica fatalità. Questo cittadino, che vive a Perugia, si è presentato la settimana scorsa dal pubblico ministero Giuliano Mignini, che indaga sull’omicidio di Meredith, compiuto nella notte tra il primo e il due novembre scorso. Accompagnato da un avvocato, l’albanese ha voluto precisare, come premessa: “Mi rendo conto che due mesi e passa dopo, la mia testimonianza possa apparire poco credibile. Mi creda, ho avuto paura in queste settimane e per questo non sono venuto da lei prima. Ma adesso ho deciso di raccontare tutto quello che ho visto”. Secondo la ricostruzione fatta dal testimone: “Erano le otto,nel buio e sotto una fitta pioggia ho strusciato con la macchina dei sacchetti di spazzatura, i due cassonetti che si trovavano proprio nei pressi del cancello della villa di via Pergola 7. Sceso per controllare eventuali danni, ecco sbucare Amanda e Raffaele. Erano loro, li ho riconosciuti. Attaccano briga. A un certo punto la ragazza tira fuori un coltello, lo brandisce in modo aggressivo. Ho paura, faccio per correre verso la macchina quando dal nulla, dal buio, spunta un altro ragazzo. E” un nero. E” l”ivoriano. Sì, Rudy. No, non li conoscevo prima, li ho riconosciuti dopo quando le loro fotografie sono apparse su tutti i giornali”. Insomma, la sera di Halloween, Amanda, Rudy e Raffaele volevano uccidere Meredith. Intanto la procura della Repubblica di Perugia ha disposto il dissequestro del locale di Patrick Lumumba Diya, uno dei quattro indagati.

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