Dalla Dc ad oggi una politica senza cambiamenti

di Redazione

Veltroni-BerlusconiLe facce sono sempre le stesse, i partiti anche, gli uomini inossidabili, ecco il motivo perché in Italia non cambia mai nulla.

Andando a ritroso con il tempo, partendo dalla nascita della Repubblica Italiana. troviamo un’egemonia, si potrebbe dire totale, della Democrazia Cristiana a partire dal 1946, quando nasce l’Assemblea Costituente, fino al 1980. Il primo governo guidato da Alcide De Gasperi, formato da Dc, Psi, Pci, Pri dà inizio a questa egemonia. Camera dei DeputatiFino al 1980 la Dc aveva avuto un ruolo centrale in tutte le coalizioni che si formavano per la nascita dei governi. Insieme alla Dc, i socialisti hanno avuto anch’essi un ruolo fondamentale, poiché hanno fatto parte della stragrande maggioranza dei governi che si sono andati a formare. I repubblicani e i liberali sono gli altri due partiti che hanno contribuito alla costituzione di tanti governi. Il primo cambiamento si ottiene nel 1981 quando Spadolini forma i due governi con presidente del Consiglio un repubblicano, la coalizione è formata da Dc, Psi, Psdi, Pli, Pri. Dopo il governo Spadolini c’è una parentesi con il governo Fanfani. Successivamente arriva l’era dei governi Craxi che va dal 1983 al 1986, e un altro che ha una durata di quasi un anno, da agosto 1986 ad aprile 1987. Di ritorna ai governi guidati dalla Dc a partire dall’aprile 1987 con un governo Fanfani, poi ci sono i governi Goria, De Mita, Andreotti, ancora Andreotti fino al giugno 1992. Tutti questi governi erano sempre formati dai soliti partiti vale a dire: Dc, Psi, Psdi, Pli, Pri. La Dc è stata sempre presente, mentre il Psi raramente non entrava nei governi. Questi due partiti hanno egemonizzato la politica fino al 1992. Dal giugno 1992 ad aprile 1993 c’è il Psi guidato da Giuliano Amato, guarda caso la coalizione è sempre Dc, Psi, Psdi, Pli.

Come succede oggi, anche allora un piccolo partito faceva cadere un governo, infatti sono stati tanti gli esecutivi alla guida del Paese, nell’arco di una legislatura se ne cambiavano molti e a guidarli c’erano quasi sempre gli stessi. Poi scoppia Tangentopoli e c’è il tracollo dei due partiti che per mezzo secolo avevano governato l’Italia. Partiti sui quali sono ricadute molte delle colpe dei problemi italiani, a loro è stata attribuita la responsabilità di aver prodotto l’immenso debito pubblico, che oggi è la causa dei tanti mali economici del Paese. Con Tangentopoli sia la Dc che il Psi vengono spazzati via dalle varie inchieste giudiziarie. Prima della nascita della Seconda Repubblica c’è un governo Ciampi, poi nel 1994 la prima vera svolta per l’Italia quando, per la prima volta, scompaiono dalla scena politica, ma reintrodotti sotto altre spoglie, la Dc e il Psi, a cui vengono dati nuovi nomi ma la sostanza di uomini non cambia. Però, la novità nel 1994 nasce dal fatto che per la prima volta al governo c’è il vecchio Movimento Sociale Italiano, ribattezzato Alleanza Nazionale, e quel Forza Italia che dovrebbe rappresenta il nuovo, e racchiude in sé i resti del vecchio Psi e le anime di destra della Dc, oltre a tanti moderati. Si collocano nel centrodestra la Lega Nord e un”altra parte della Dc sotto il nome di Ccd. Nasce così il primo governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, che ha vita breve. Il tempo di permanenza a palazzo Chigi va da maggio 1994 fino a gennaio 1995. La caduta del governo Berlusconi porta alla formazione di un governo tecnico guidato da Lamberto Dini. Inizia anche l’era di Prodi: il suo primo governo è però di durata breve, maggio 1996–ottobre 1998. Alla sua caduta, altro governo tecnico con Massimo D’Alema presidente del consiglio, questo fino all’aprile 2000, seguito da una breve parentesi con un altro governo di larghe intese guidato da Giuliano Amato. Si torna alle urne, nel giugno 2001, vince di nuovo il centrodestra, sempre guidato da Berlusconi, la coalizione è formata da Fi, An, Lega, Udc., che rimane in carica per tutta la legislatura. Il resto è cronaca dei nostri giorni, con il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi che, ancora una volta, non è riuscito a superare il secondo anno di vita.

Questa cronologia della Repubblica Italiana dimostra come non ci sia mai stato un cambio di uomini nella nostra scena politica. Anche con il maggioritario, nonostante siano cambiati i simboli durante questi anni e si sia prodotta una moltitudine di partiti, le cose non sono cambiate, anzi si è creato un ulteriore caos all’interno della macchina politica. Una buona parte di quelli che hanno formato i governi del passato ancora oggi siedono nei banchi del Parlamento. L’introduzione di nuove regole, scritte sempre per favorire i partiti, non hanno determinato nessun cambiamento strutturale. Lo si vede con l’ultimo partito nato, il Pd: gli uomini che lo compongono sono i “soliti noti” ed è poca cosa quanto a contenuti. Analizzando i percorsi politici dalla nascita della Repubblica, si può benissimo verificare che non c’è mai stata la volontà di costruire qualcosa che mettesse dei paletti per stabilire un inizio ed una fine di chi entra in politica. Oggi tutti si battono per una nuova legge elettorale, che è sacrosanta e va fatta immediatamente, ma allo stesso tempo bisogna agire per mettere mano a delle regole ben precise. Ridisegnando quello che dovrà essere il nuovo sistema politico italiano, in primis, creare una norma che tenga conto di una priorità assoluta: quella di avere sempre un ricambio generazionale degli uomini politici, consentendo al Paese di godere periodicamente di idee fresche e innovative.

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