LHASA (Tibet). Sarebbe fra i dieci e i trenta morti il bilancio degli scontri in atto nella regione del Tibet tra dimostranti e polizia. Ma secondo il governo tibetano, in esilio nel nord dellIndia, le vittime sarebbero almeno centro. Nella capitale Lhasa, tra laltro, sarebbe stata imposta la legge marziale.
Le autorità di Pechino hanno dato un ultimatum ai manifestanti: cessare i disordini entro lunedì, garantendo un trattamento di favore, altrimenti la repressione continuerà. Intanto, sono decine i negozi e auto dati alle fiamme, assieme a strutture pubbliche. Da parte della comunità tibetana vi è la denuncia sulluso indiscriminato della televisione nazionale da parte del governo, che trasmetterebbe senza censure le immagini delle rivolte nellintento di mostrare solo il volto violento dei manifestanti. Tra i motivi scatenanti della protesta, ricordiamo, lintenzione di mostrare al mondo lo stato danimo dei tibetani dopo 60 anni di occupazione cinese, approfittando anche dellattenzione dei media sulla Cina in occasione delle Olimpiadi di agosto a Pechino. Una protesta estesasi anche in altre parti del mondo. A Sydney, in Australia, una cinquantina di manifestanti ha tentato di assaltare il consolato cinese; alcuni di loro sono stati arrestati mentre cercavano di scavalcare il muro di cinta della sede diplomatica.