Pecoraro Scanio indagato: “Rinuncio ad immunità”

di Antonio Taglialatela

Alfonso Pecoraro ScanioROMA. Coinvolto nell’inchiesta avviata dal pm Henry John Woodcock, il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio rende noto di voler rinunciare all’immunità parlamentare per non avere “ombre”.

“In tutta la mia vita, in 20 anni di attività politica, non ho mai avuto a che fare con la giustizia”, ha detto il leader dei Verdi, dichiarandosi “scioccato e allibito” per aver appreso solo dai giornali le accuse “pesantissime e infamanti” rivoltegli. “Prendo atto con stupore che l’indagine sia diventata di dominio pubblico a una settimana dal voto, e questo rappresenta un danno gravissimo per me e anche per la parte politica che rappresento”, ha poi aggiunto, precisando di aver sempre avuto “fiducia nella giustizia” e di non aver cambiato idea. “Chiedo, però, di conoscere gli addebiti precisi che mi si rivolgono e che la magistratura faccia emergere la verità in pochi giorni”.

Pecoraro Scanio è indagato per associazione per delinquere finalizzata a compiere reati contro la pubblica amministrazione e corruzione. Secondo l’inchiesta del pm della Procura di Potenza, un’agenzia di viaggi (Visetur), dopo aver ottenuto l’appalto per alcune trasferte ministeriali, avrebbe in seguito organizzato viaggi gratuiti per il ministro, il quale, grazie a questi rapporti, e ai favori fatti e ricevuti, avrebbe viaggiato in Italia e all’estero (Europa, Americhe, Caraibi) non pagando un centesimo di tasca sua. Non solo viaggi, ma pure soggiorni in alberghi di gran lusso, anche a sette stelle, come quello di Milano, il Town House Hotel. Tra gli indagati, insieme a Pecoraro Scanio, anche importanti esponenti coinvolti nel mondo dell’ambiente e dei rifiuti, nelle agenzie di viaggio e in associazioni culturali e ambientaliste: Franco Ferrone, imprenditore lucano titolare di una azienda che opera nel settore delle bonifiche ambientali, Marco Gisotti, direttore della rivista verde “Modus vivendi”, e Mattia Fella, titolare dell’agenzia di viaggi Visetur. Oltre a loro, sarebbero coinvolti anche un consulente del ministro, un magistrato campano attualmente fuori ruolo. Durante le intercettazioni telefoniche viene anche nominato il ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio in quanto Mattia Fella, uno dei consulenti del dicastero diretto da Pecoraro Scanio, è il fratello di uno dei titolari della Visetur. Woodcock si avvale dell’opera del colonnello dei carabinieri Sergio de Caprio, comandante del Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri, cioè il “Capitano Ultimo” che nel gennaio del 1993 arrestò il capo dei capi di Cosa nostra Totò Riina.

Sull’inchiesta, il ministro sottolinea: “Si tratterebbe di un’indagine che risale addirittura al 2005 e contiene le accuse più svariate: l’agenzia di viaggi che avrei favorito opera per il ministero fin dal 2003 e io non ho mai fatto nessun favore o forzatura per nessuna azienda e ho agito sempre in una linea di assoluta legalità”. E sulla rivista ambientalista citata nell’inchiesta, dice: “Non ha ricevuto neppure un euro dal dicastero dell’Ambiente”. Pecoraro ha annunciato che si costituirà come parte offesa “se dovessero emergere attività contro la mia persona per coinvolgermi in questa vicenda”.

“Una tempistica ad orologeria”, commenta Paola Balducci, avvocato del ministro, che si chiede: “Perché far uscire queste notizie senza neppure mandare un avviso di garanzia una settimana prima del voto? Si poteva aspettare”.

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