La giustizia è malata

di Redazione

GiustiziaSaranno i tanti vizi di forma, le leggi troppo permissive e l’orrendo indulto, ma sta di fatto che la magistratura dimostra cenni d’affanno che la stanno rendendo malata.

Il capo della polizia Antonio Manganelli ha invocato la certezza della pena, la stessa che i cittadini chiedono da sempre. Il modello della magistratura italiana sta causando enormi danni economici al Paese poiché per correre dietro ai continui errori giudiziari e risarcire gli innocenti si sprecano ingenti risorse economiche. Le indagini effettuate dalle forze dell’ordine si scontrano, molte volte, con le leggi che impediscono di trattenere in carcere soggetti che si sono macchiati di reati. La magistratura malata condiziona la vita dei cittadini: l’assenza della certezza della pena, in questi ultimi anni, influisce negativamente sulla sicurezza della gente; l’indulto ha causato danni ancora maggiori, ha rimesso in libertà persone che hanno, in ogni modo, continuato a delinquere. Al sud la situazione è ancora più grave. Spesso le forze dell’ordine, impeccabili nelle loro azioni investigative, compiono retate contro la criminalità organizzata con decine e decine d’arresti, ma, purtroppo, il tutto si rivela vano perché in poche settimane, molti degli arrestati sono di nuovo in libertà. Se almomento dell’arresto c’erano delle prove contro di loro, perché scarcerarli? Leggendo di casi di mala giustizia, con persone che hanno scontato quindici anni di carcere da innocenti, rabbrividisco. Immaginate per un attimo di essere incolpato per un reato che non avete commesso e finire in carcere pur essendo innocente. Cosa rimane nella vita? Soltanto l’odio profondo verso una società e una giustizia orrenda. Se per caso, poi, la vostra innocenza non fosse mai stata riscontrata, la vostra vita sarebbe per sempre spezzata da una sentenza che ha giudicato la vostra persona senza appurare la verità, negando, così, la libertà per mera convinzione e senza la dovuta certezza. È il caso anche del delitto di Cogne dove molti lati oscuri di quella vicenda possono alimentare dubbi sulla vera colpevolezza della signora Franzoni. E’ stata condannata una persona con l’ausilio di una perizia scientifica, rilevata da macchie di sangue, ma senza trovare mai l’arma del delitto o altro materiale che potesse decretare colpevolezza della Franzoni. E se fosse, veramente, innocente? Sconterà la pena per un delitto mai commesso? Anche per il caso di Garlasco non è stato ancora trovato il vero colpevole. Lo stesso vale per l’omicidio di Perugia che vacilla, ancora, tra ipotesi e incertezze. Sono tante le zone d’ombra che avvolgono la magistratura italiana e anche se ci sono strumenti a disposizione non bisogna farne un eccesso di convinzione basandosi soltanto su dati scientifici che non portano alla totale verità. Prove certe vanno ricercate ovunque, senza fermarsi mai, affinché si eviti di incarcerare degli innocenti e lasciare, invece, liberi dei criminali. Non sono ammessi errori giudiziari in nessun caso perché la giustizia, così com’è, non va bene!

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