Camorra, arrestati 32 affiliati al clan dei casalesi

di Redazione

arrestiCASERTA. All’alba di stamani, nelle province di Caserta, Roma, Modena, Arezzo e Firenze, i carabinieri del comando provinciale di Caserta, agli ordini del colonnello Carmelo Burgio, hanno arrestato 32 elementi di spicco del clan dei “casalesi”, legati ai gruppi Bidognetti e Tavoletta–Cantiello.

Due frange criminali che operano nell’agro aversano, in particolare nei comuni di Casal di Principe, Villa Literno e Parete. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi, traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione ed illecita concorrenza.

Tra gli arrestati ci sono Raffaele Bidognetti, figlio del boss Francesco detto “Cicciotto ’e Mezzanotte”, e Paolo Schiavone, nipote di Francesco Schiavone, meglio noto come “Sandokan”. Bidognetti, 34 anni, ha ricevuto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, mentre Schiavone, il figlio di Francesco Schiavone (cugino omonimo di Sandokan) detto “Cicciariello”, si trovava in un appartamento. Vai all’articolo con elenco completo e foto degli arrestati.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, da parte dei magistrati Raffaele Cantone, Catello Maresca e Annamaria Lucchetta, e condotte dai carabinieri di Caserta, hanno avuto avvio alla fine dell’estate 2003, con la cosiddetta “strage di San Michele” relativa al duplice omicidio Natale-Rovescio ed il contestuale ferimento di altre tre persone, causata dal gruppo di fuoco costituito in seno alla fazione Tavoletta-Cantiello.

Carmelo BurgioUn delitto che coincise con la recrudescenza della guerra di camorra, in atto dal 1997 e scatenatasi nell’ambito del clan dei “casalesi” gruppo Bidognetti, dal quale si scissero i Tavoletta-Cantiello, supportati dagli Zara e dai Diana, che si ritenevano penalizzati nella spartizione dei proventi illeciti. In particolare, nel 2003 veniva scarcerato Raffaele Bidognetti, mentre per il gruppo avverso Nicola Zara e Daniele Corvino di Casal di Principe ed Massimo Ucciero di Villa Literno. Subito dopo, riprendeva, con notevole intensità, la faida di camorra tra le due fazioni, che si era interrotta negli ultimi anni grazie alla carcerazione degli elementi di vertice delle rispettive famiglie.

In quel periodo numerosi furono i fatti di sangue. L’attentato commesso nel settembre 2003 a Massimo Iovine, capo zona dei bidognettiani sul comune di Villa Literno. Alla fine del mese di settembre 2003, la suddetta “strage di San Michele”, il cui vero obiettivo era il bidognettiano Francesco Galoppo ed i cui responsabili sono stati individuati in Cesare Tavoletta (fu Pasquale), Massimo Ucciero, Daniele Corvino e Nicola Fiore, in concorso con Antonio Di Fraia, quest’ultimo deceduto. Il 23 novembre 2003, a Villa Literno, la risposta della fazione bidognettiana con l’assassinio di Michele Misso, ritenuto legato al gruppo Tavoletta. Responsabile di tale delitto è stato ritenuto Massimo Iovine. Il 13 dicembre 2003, a Casal di Principe, sulla strada statale Nola-Villa Literno, l’uccisione di Giuseppe Caiazzo, affiliato al gruppo Tavoletta; il 22 gennaio 2004, a Villa Literno, l’assassinio, davanti alla propria abitazione, di Domenico Ucciero, fratello di Massimo, tavolettiano. Anche in questo caso è stato ritenuto responsabile dell’omicidio Massimo Iovine; il 14 aprile 2004, a Villa Literno, l’omicidio di Stefano Aversano, vicino al clan Bidognetti, i cui esecutori vennero individuati in Mauro Delle Donne e Antonio Di Fraia, entrambi deceduti. Il 27 maggio 2004, sempre a Villa Literno, l’assassinio di Antonio Di Fraia, affiliato al gruppo Tavoletta.

Raffaele CantoneTornando all’attività investigativa, questa ha permesso di evidenziare la stretta alleanza esistente tra i Tavoletta-Cantiello ed il gruppo camorristico salernitano dei Contaldo, operante a Pagani e capeggiato da Nicola Fiore. In particolare, emergono tutta una serie di scambi di “favori criminali” nell’esecuzione di vari omicidi e tentati omicidi. Tra questi l’omicidio Natale-Rovescio, a cui partecipò lo stesso Fiore, ed il tentato omicidio di Gioacchino D’Auria Petrosino e di suo figlio Antonio, avvenuto a Pagani il 9 novembre 2003, i cui autori furono identificati in Massimo Ucciero e Antonio Di Fraia.

Peraltro, nell’arco dell’indagine, venivano accertate una lunga serie di azioni intimidatorie, che avevano creato non poco allarme sociale nella popolazione dei comuni colpiti dalla faida. Ed infatti il 3 novembre 2003 venivano esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco contro l’autovettura Renault Clio, in uso alla madre di Massimo Ucciero, parcheggiata davanti all’abitazione di proprietà. Il 16 marzo 2004 venivano esplosi diversi colpi d’arma da fuoco nella piazza antistante il Municipio di Villa Literno. Due giorni dopo, sempre a Villa Literno, venivano esplosi altri colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione di Antonio Di Fraia. Ed ancora, l’11 maggio successivo, Mauro Delle Donne, che si trovava a bordo di una Fiat Punto di proprietà di Antonio Di Fraia, scampava ad un agguato tesogli da componenti del clan avverso. Nella notte del 9 novembre 2004, ancora a Villa Literno, un commando incendiava il furgone di proprietà di Vincenzo Ucciero, soprannominato “cul’ ‘e papera”, parcheggiato sotto la sua abitazione. Lo stesso gruppo attendeva poi oltre venti minuti che Ucciero uscisse, al fine di tendergli un agguato mortale. L’azione di fuoco, tuttavia, non sortiva l’esito sperato dai sicari, che comunque, prima di allontanarsi, esplodevano ben 14 colpi d’arma da fuoco contro il cancello d’ingresso dell’abitazione.

carabinieriNel contesto investigativo, condotto quasi elusivamente attraverso l’utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché con l’attuazione di tradizionali metodi d’indagine, quali perquisizioni, sequestri, pedinamenti ed assunzione d’informazioni, è stato possibile evitare ulteriori più gravi fatti di sangue e conseguire rilevanti risultati operativi.Il 9 dicembre 2003 veniva interrotto un “summit” di camorra in atto presso l’abitazione dei genitori di Massimo Ucciero, a Villa Literno, a cui partecipavano il cognato di quest’ultimo, Vincenzo Arrichiello, Vincenzo Ucciero, cugino ed omonimo del più noto Vincenzo “cul’ ‘e papera”, Antonio Di Fraia ed un killer inviato da Daniele Corvino, identificato in Ernesto Ancona. Nella circostanza vennero sequestrate due pistole e quattro caricatori e fu arrestato Arrichiello, che si assunse la responsabilità della detenzione illegale di tutte le armi rinvenute. Il 15 maggio 2004, a Villa Literno, personale del locale comando dei Carabinieri traeva in arresto Mauro Delle Donne, Antonio Di Fraia e Vincenzo Ucciero, responsabili di detenzione abusiva di un fucile d’assalto AK 47 Kalashnikov, di una pistola a tamburo calibro 38 e di due pistole calibro 7,65 con matricola abrasa, da utilizzare probabilmente in qualche agguato camorristico.

Altro rilevante aspetto su cui si è concentrata l’indagine è la massiccia azione estorsiva posta in essere dai due gruppi camorristici, a tal punto che alcuni operatori economici si vedevano costretti a pagare tangenti ad entrambe le fazioni. Tra le numerosissime attività vittime di estorsione va segnalata una nota farmacia liternese, costretta a pagare ingenti somme tre volte all’anno, generalmente coincidenti con le festività natalizie, pasquali e ferragostane. Le investigazioni facevano inoltre emergere il tentativo di espansione territoriale che, in specie il gruppo Bidognetti, stava ponendo in essere proprio nella gestione delle estorsioni. A tal proposito va evidenziata la contestata estorsione all’impresa edile “Riva Bianca” riconducibile alla famiglia Schiavone, che nel mese di gennaio 2004 stava effettuando lavori di sistemazione stradale nel comune di Mugnano di Napoli. Per tale richiesta, Paolo Schiavone, figlio di Francesco, alias “Cicciariello”, accompagnato da Giovanni Lubello, genero di Francesco Bidognetti, si era recato presso l’abitazione di Raffaele Bidognetti, a Parete, per chiedere uno sconto sulla tangente da versare, in nome e per conto del titolare della predetta società, legato da vincoli di parentela agli stessi Schiavone.

Peraltro, l’ingerenza dei Bidognetti e dei Tavoletta-Cantiello nella gestione della realtà economica dell’area casalese e liternese si era concretizzata anche attraverso l’imposizione di alcuni generi di prima necessità, quale la carne suina, bovina ed avicola alle varie macellerie della zona, turbando in tal modo la libera concorrenza di mercato.

Un ulteriore aspetto che l’indagine ha svelato è stato il massiccio uso di sostanze stupefacenti, cocaina, ecstasy ed hashish, che molti elementi dei due gruppi assumevano personalmente. La droga era divenuta preziosa merce per incamerare ulteriori consistenti flussi di denaro, attraverso il voluminoso traffico che il gruppo Tavoletta-Cantiello, attraverso Daniele Corvino, gestiva tra l’area napoletana e l’Emilia Romagna. Anche in questo caso rilevanti risultati sono stati conseguiti dalla polizia giudiziaria, con il sequestro di oltre 300 grammi di sostanza stupefacente presso l’abitazione di Luciano Esposito, ad Aversa, ed il suo conseguente arresto. Gli arrestati sono stati associati presso le competenti case circondariali.

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