Omicidio Pescara, D’Agostino ricercato anche in Campania

di Antonio Taglialatela

Michelangelo D’AgostinoPESCARA. Si sono estese anche in Campania le ricerche del pregiudicato Michelangelo D’Agostino, 53 anni, che domenica pomeriggio ha ucciso a colpi di pistola il 64enne Mario Pagliari, ex pescatore e titolare dello stabilimento balneare “Apollo” di Pescara.

D’Agostino, originario di Cesa, una cittadina della provincia di Caserta, potrebbe aver lasciato Pescara e l’Abruzzo per rifugiarsi nella sua terra natale.

Secondo le testimonianze raccolte, sembra che D’Agostino, addetto alle pulizie del parco, dove viveva all’interno di una casupola, litigasse spesso con Pagliaro e altri anziani frequentatori del parco. A questi non era gradita la sua presenza, forse a causa del suo atteggiamento poco rassicurante, dei suoi innumerevoli precedenti penali e del suo sbandierare l’appartenenza alla camorra, o meglio alla Nuova Camorra Organizzata fondata da Raffaele Cutolo che negli anni ’80 si contrapponeva al clan casertano dei Casalesi.

Sabato pomeriggio, il giorno prima dell’omicidio, D’Agostino aveva già avuto una discussione con Pagliaro, sembra l’avesse minacciato di morte. Il giorno dopo, poi, si è ripresentato armato e l’ennesima lite è culminata con due colpi di pistola esplosi dal pregiudicato all’indirizzo dell’imprenditore balneare. Il primo proiettile ha raggiunto il 64enne al ventre, con quest’ultimo che avrebbe detto: “Che hai fatto? Mi hai sparato? Sei pazzo”. Il secondo colpo, mortale, alla testa. “Io non ho paura di nessuno”, avrebbe rilanciato D’Agostino prima di ammazzare Pagliaro, sotto gli occhi dei figli e di altre persone presenti, per poi fuggire a piedi con la pistola.

Intanto, mentre le autorità hanno disposto per domani l’autopsia sul corpo di Pagliaro (che oggi sarebbe diventato nonno, la moglie del figlio Alessandro ha partorito un maschietto a cui è stato dato il nome Mario), infuria la polemica nella città abruzzese, sia da parte dei cittadini che negli ambienti politici. “Ma come fa uno che è stato mezza vita in carcere a lavorare nel parco dei bambini? È incredibile”, si domandano alcuni residenti del Borgo Marino Nord. E, in effetti, è incredibile che una persona che ha passato mezza vita in carcere, che alle spalle ha condanne per associazione camorristica, che è stato accusato di numerosi omicidi (non a casa è soprannominato “il killer dei cento giorni” per aver ucciso 15 persone nel giro di tre mesi), che doveva finire di scontare una pena di 30 anni di reclusione, che già durante i permessi di libertà era ritornato a delinquere (nel ’97, a Torino, mise a segno due rapine e cominciò a sparare contro i carabinieri prendendo in ostaggio tre persone, tra cui una donna con il figlio nel carrozzino, arrendendosi solo dopo essere stato ferito), che era già noto anche nella stessa Pescara (l’anno scorso aveva rapinato una tabaccheria), che non si era rivelato affidabile nemmeno da collaboratore di giustizia (accusò il conduttore televisivo Enzo Tortora di essere organico alla Nco di Cutolo, per poi ritrattare affermando che lo faceva per avere permessi di libertà), lavorasse come addetto alle pulizie in un parco pubblico.

D’Agostino, che non era il custode del Parco Villa de Riseis dove è avvenuto il delitto (come inizialmente si era detto), circa un paio d’anni fa uscì dal carcere e fu assegnato ad una cooperativa, “La Cometa”, che si dedica al reinserimento sociale di persone in difficoltà, come ex tossicodipendenti ed ex detenuti. Poi, dopo la rapina alla tabaccheria ritornò in carcere. Fino al 20 gennaio scorso aveva scontato diverse pene a Castelfranco Emilia (Modena). Dal 21 gennaio aveva ottenuto di scontare il resto della pena, fino al 21 gennaio 2009, in una casa-lavoro a Castelfranco. Poi l’11 marzo scorso aveva ottenuto una licenza lavorativa per un contratto a tempo determinato a Pescara. Non è ancora chiaro se tale contratto era tra il D’Agostino e “La Cometa” oppure con un’associazione ricreativa che opera sempre all’interno del parco Villa de Riseis. Si pensa che il pregiudicato avesse paura di ritornare in carcere se qualcuno l’avesse segnalato alle autorità come persona, per così dire, poco idonea alla società. Forse proprio l’ostilità nei suoi confronti manifestata dai frequentatori del parco lo avrebbe indotto al sanguinoso gesto.

La “solidarietà” girata attorno al D’Agostino è oggetto di forte contestazione da parte dell’opposizione consiliare, che stamani ha scritto una lettera al sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, chiedendo la rescissione immediata dell’affidamento della gestione del Parco di Villa De Riseis alla cooperativa “La Cometa”, “già coinvolta nell’affaire verde pubblico”. Per i consiglieri di minoranza Lorenzo Sospiri, Marcello Antonelli, Luigi Albore Mascia, Roberto Renzetti e Guido Cerolini Forlini “non è tollerabile ed accettabile che un operatore a cui viene assegnata la custodia di un parco pubblico molto frequentato da mamme, anziani e bambini giri indisturbato armato”. “Sono peraltro intollerabili ed inaccettabili – incalzano i consiglieri del centrodestra – le dichiarazioni del responsabile della Cooperativa La Cometa che ricorre ad alibi inesistenti e dichiara ‘siamo una cooperativa per persone disagiate e non stiamo certo a chiedere a che si rivolge a noi che tipo di problemi ha avuto. Se girava con la pistola non lo so’”. Gli esponenti del Pdl, pur riconoscendo l’importanza del recupero sociale di chi è incorso in condanne, pretendono da chi ha responsabilità di controllo sulla compatibilità dei rapporti di lavoro con le situazioni ambientali, “un atteggiamento di doverosa intransigenza”. “La città – concludono i consiglieri – attende una risposta ferma ed immediata, seppure non risarcitoria”.

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