COMO. Un altro caso di malasanità? E questo che vuole accertare il sostituto procuratore Giulia Pantano, che ha aperto uninchiesta sulla morte di Alessandro Lietti, 35 anni di Cantù, in provincia di Como.
Luomo è morto mercoledì scorso per una sospetta forma acuta di meningite che se subito diagnosticata – secondo quanto hanno ipotizzato i familiari – forse si poteva evitare il peggio. Ma questa patologia non emerge dai certificati medici che nei giorni precedenti la morte del 35enne sono stati firmati dai sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Cantù e del Sert di Mariano Comense. Proprio per accertare eventuali omissioni o negligenze mediche, il magistrato ha disposto l’autopsia chiedendo al medico legale di spiegare dettagliatamente le cause del decesso. La storia, che si è conclusa con il decesso del 35enne e che ha avviato l’inchiesta che ipotizza il reato di omicidio colposo, è iniziata lo scorso 13 giugno. Alessandro Lietti viene colto da un malore e viene subito portato al pronto soccorso dell’ospedale di Cantù “dove è rimasto per oltre due ore prima di essere visitato e spedito al Sert di Mariano Comense dove, però, lo hanno rimandato a casa perché non si trattava di un loro paziente”, così come racconta l’avvocato Francesco Sessa. Le condizioni di salute del 35enne peggiorano e viene chiamata l’ambulanza che lo riporta allo stesso pronto soccorso dove, dopo “una sommaria visita – afferma lo stesso Sessa – viene rispedito a casa”. La mamma e la cognata del 35enne decidono di rivolgersi al medico di fiducia “che rileva condizioni gravissime e firma il certificato di ricovero urgente”. Ormai tutto è inutile: Alessandro Lietti muore.