Racket, 10 imprenditori espulsi da Confindustria Sicilia

di Angela Oliva

Ivan Lo BelloPALERMO. A un anno esatto dall’emanazione del ‘Codice Etico’, con cui gli imprenditori siciliani dichiaravano guerra alla mafia ed il pizzo, sono state rese note le prime cifre.

In una conferenza stampa il presidente di Confindustria in Sicilia Ivan Lo Bello ha diffuso i primi risultati ottenuti dall’applicazione del codice che prevede l’allontanamento dei membri che avessero pagato il pizzo senza denunciare il fatto alle forze dell’ordine. Infatti secondo il codice etico, formulato in seguito alle intimidazioni subite da Andrea Vecchio e dal presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta Marco Venturi, c’è incompatibilità tra l’iscrizione all’associazione degli industriali e forme di collusione o di assoggettamento al potere delle cosche. I risultati, per questo primo anno, sono positivi: 51 provvedimenti avviati contro imprenditori, di cui 10 espulsioni, 30 richieste di sospensione (che anticipano l’espulsione) e 10 allontanamenti volontari. Lo Bello ha sottolineto anche che 64 industriali hanno denunciato le richieste di pizzo e stanno collaborando con la giustizia: Gli imprenditori vogliano associarsi perché si sentono più protetti. Oggi è più difficile chiedere il pizzo a un industriale. Sono decine le richieste che abbiamo ricevuto, ma le valutiamo attentamente”. Dopo gli ottimi risultati raggiunti, Confindustria siciliana si propone un altro obiettivo: quello di debellare ala cosiddetta “zona grigia”, cioè l’intreccio tra burocrazia e imprenditori collusi con la mafia. “Siamo consapevoli – ha concluso il numero uno degli industriali siciliani – che oggi dobbiamo fare un passo in avanti, di qualità. Il secondo pilastro della nostra azione sarà la collaborazione con i magistrati e le forze dell’ordine sul versante della lotta al riciclaggio e all’aggressione dei patrimoni degli imprenditori collusi con la mafia. Questa seconda frontiera ci terrà impegnati in modo forte”.

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