ROMA. Continuano le polemiche dopo le dichiarazioni del sindaco di Roma Gianni Alemanno sul fascismo.
In occasione della celebrazione 65esimo anniversario della Difesa di Roma e dell’inizio della guerra di Liberazione, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, durante il suo discorso, ha dichiarato: Per il sottoscritto comprendere la complessità storica del fenomeno totalitario in Italia e rendere omaggio a quanti si batterono e morirono su quel fronte in buona fede, non significa non condannare senza esitazione l’esito liberticida e antidemocratico di quel regime.– ha continuato il Ministro della Difesa – Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell’esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia.
Le parole di la Russa non sono state gradite dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, intervenendo anchegli alla manifestazione, ha affermato: La Resistenza andrebbe forse ricordata nella sua interezza e, per questo, ho parlato di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane e quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei seicentomila deportati nei campi tedeschi, rifiutando l’adesione alla Repubblica di Salò.
Un botta e risposta, quindi, tra il Ministro della Difesa ed il Capo dello Stato, divergenza inesistente, però per La Russa che ha dichiarato: Nessun contrasto, neanche il più larvato, col presidente Giorgio Napolitano con il quale anzi mi sono intrattenuto fino alla fine in forma cordialissima.
Intanto, restano ancora accesi i toni per le dichiarazioni di Alemanno che, intervenendo alla cerimonia di commemorazione dell8 settembre, ci ha tenuto a precisare: Per il sottoscritto comprendere la complessità storica del fenomeno totalitario in Italia e rendere omaggio a quanti si batterono e morirono su quel fronte in buona fede, non significa non condannare senza esitazione l’esito liberticida e antidemocratico di quel regime.
Nonostante le puntualizzazioni fatte dal sindaco della Capitale, il segretario del Pd Walter Veltroni si dovrebbe dimettere dal comitato per il museo della Shoah poiché, secondo lex sindaco di Roma, sarebbe inaccettabile restare in un organismo in cui siede chi non condanna in modo inequivocabile il fascismo e le leggi razziali. Veltroni, comunque, dovrebbe presentare durante il pomeriggio le dimissioni e spiegherà le motivazioni del suo gesto in una lettera al comitato del museo.