Un cinese per vicino

di Redazione

Un cinese per vicinoAVERSA. Un mio carissimo amico, una volta mi disse: “Per capire la potenza dei cinesi ti basti pensare che, senza essere mai stato in Cina, ne conosco, di vista o di persona, almeno un centinaio!”.

Per un attimo rimasi in silenzio. “Che cosa intendi dire?”, chiesi.”Intendo dire – rispose il mio amico – che nel mio negozio, quotidianamente, entrano almeno due o tre cinesi, sempre diversi, che vogliono vendermi qualcosa. Per non parlare, poi, del Ristorante Cinese sulla Variante 7/bis, nel quale vado spesso perchè è economico e si mangia bene. E poi, sai quante volte ho accompagnato mia moglie a fare shopping nei loro negozi?”. “Cavolo – dissi – hai proprio ragione!”.

Anche se pochi si sono accorti del fenomeno, siamo di fronte ad un evento che riguarderà, nel futuro, tutti gli aversani: la silenziosa invasione cinese. E quando parlo d’invasione silenziosa, non esagero. Nessuna economia mondiale cresce al ritmo di quella cinese. Una crescita annua tra l’otto ed il nove per cento fa sì che le merci di quel Paese possano arrivare dappertutto, anche ad Aversa. Come nel resto d’Italia, anche nella nostra città e nell’agro, infatti, è in corso l’invasione delle imprese gestite dai cinesi.

Nella prima fase, con i loro caratteristici cassettini a tracolla, hanno cominciato a vendere oggettini per la casa, gadget elettronici e giocattoli per bambini. Hanno aperto, poi, il primo Ristorante, inaugurando, uno dietro l’altro, decine di negozi con le classiche Lanterne Rosse. Adesso la comunità cinese aversana conta ufficialmente almeno 300 persone e, non meno di 50 imprese, ma basta dare un’occhiata in giro per rendersi conto che i numeri sono ben più alti. Anche se pochi lo hanno notato (è proverbiale la riservatezza orientale) un pezzo di Cina, si è trasferito praticamente vicino casa di un aversano ogni cento. Nessuno ha, poi, interesse a parlare. I cinesi sono clienti appetibili perchè sborsano senza battere ciglio migliaia d’euro per l’affitto (in nero) di capannoni, negozi e case. Molti grossisti cinesi riforniscono, rigorosamente in nero, di abbigliamento, elettronica, accessori per la casa e, addirittura, scarpe: un gran numero di negozi aversani.

Dopo i primi anni d’incomprensioni con i nostri commercianti al dettaglio, le ostilità si sono praticamente annullate. I prezzi praticanti dai grossisti cinesi non conoscono alcun tipo di concorrenza. Voci insistenti, poi, danno per presenti ad Aversa molti piccoli laboratori, per lo più impiantati nei seminterrati delle case, che producono, anch’essi rigorosamente in nero, capi d’abbigliamento, su commissione dei grossi negozi di Napoli. Attenzione, però. Questa prima fase, comune a moltissime città simili ad Aversa, è stata sempre seguita da quella della gestione diretta del business. I cinesi quando arrivano, prima affittano, vendendo all’ingrosso agli italiani.

Poi, acquistano i negozi decotti, iniziando a vendere al dettaglio al posto degli italiani. Mentre i nostri commercianti sono, giustamente, preoccupati per un centro commerciale che si deve ancora aprire, quasi tutta la merce venduta ad Aversa, al momento, deve passare per i grossisti cinesi o da quelli italiani che, a loro volta, l’acquistano dai cinesi. Del resto le ragioni di questa situazione sono facili da individuare: gli italiani non acquistano prodotti nazionali perchè sono troppo cari rispetto a quelli cinesi. Per questo, l’invasione è in atto, ma nessuno la vuole vedere.

I cinesi, inoltre, sono abituati a fare tutto all’interno della loro comunità. Hanno i loro negozi, i loro ristoranti, i loro barbieri, persino i loro medici. Per il momento stanno attuando la politica del basso profilo, ma per quanto tempo ancora? Qualcuno assicura che, anche se non appare evidente, il salto di qualità dei cinesi è già stato compiuto. Da lavoranti per conto terzi a lavoranti per conto proprio. Da produttori per conto proprio di manufatti cinesi a produttori per conto proprio di manufatti in tutto e per tutto simili a quelli italiani. Questo il pericolo più grave. I cinesi hanno imparato presto a produrre con il classico stile italiano, anche prodotti d’altissima qualità, questo deve far paura. E poi, a differenza delle imprese aversane, sono commercianti che lavorano esclusivamente per contanti. Niente fidi, niente cambiali e, soprattutto, niente banche. Sono serissimi nel commercio. Nessuno truffa, nessuno mente, perché essendo tutto gestito all’interno della comunità, ogni sgarro si viene a sapere nel giro di poche ore e chi sbaglia è immediatamente isolato.

Ad Aversa, grazie alla comunità cinese, circola anche qualche “aversanino con gli occhi a mandorla”. Bambini nati ad Aversa, che parlano italiano, mangiano italiano e frequentano scuole italiane. Chissà, forse fra qualche anno anche ad Aversa avremo la nostra Chinatown, o più modestamente, oltre al Parco Coppola ed al Parco Argo avremo anche il Parco Chang.

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