Di Pietro: “Per mio figlio nulla di penalmente rilevante”

di Redazione

Antonio Di Pietro ROMA. “Mio figlio non ha fatto niente di penalmente rilevante e se vogliamo niente da rimproverargli chissà cosa”. Così Antonio Di Pietro commenta le intercettazioni tra il figlio Cristiano e l’ex provveditore delle opere pubbliche in Campania e Molise, Mario Mautone, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti a Napoli.

Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale in Molise, avrebbe raccomandato alcuni professionisti a Mautone. Quest’ultimo, proprio in virtù di presunti “favori” fatti al figlio dell’ex pm, avrebbe voluto ricattarlo per evitare il suo trasferimento da Napoli e Roma nel periodo in cui il padre era ministro delle Infrastrutture. “E’ un consigliere provinciale – ha aggiunto il leader dell’Idv – che ricordava al Provveditore della Repubblica la necessità di ultimare la costruzione di alcune caserme dei Carabinieri e fin qui mi sembra che abbia fatto una cosa doverosa di cui sono orgoglioso. Poi però ha anche detto in un paio di telefonate che a Bologna ci sono dei bravissimi professionisti che conosce e se ce ne è bisogno si possono dare dei lavori a loro. Se questo venisse considerato un fatto penalmente rilevante dovremmo mettere il recinto intorno a tutto il Paese”.

Di Pietro si dichiara comunque favorevole al frequente ricorso alle intercettazioni, nonostante creino un polverone attorno a persone che possono essere innocenti: “Le intercettazioni – spiega l’ex pm – stanno all’attività giudiziaria come il bisturi alla sala operatoria: sono strumenti utili e necessari. Io sono contrario alla loro limitazione e sono anche convinto che debbano essere pubblicate”.

E sottolinea: “La colpa di ciò che sta accadendo sul fronte della giustizia non è né dei magistrati che fanno le indagini, né dei giornali che pubblicano le intercettazioni. La colpa è dei parlamentari che non si decidono a fare una legge che stabilisca di non candidare più i condannati, di non consentire a chi è stato rinviato a giudizio per reati gravi di fare l’amministratore pubblico e di non permettere più alle imprese con rappresentanti legali che sono stati condannati di partecipare alle gare di appalto. Basterebbe questa semplice legge per avere un ricambio generazionale in Parlamento e nel sistema delle imprese”.

“Per il Paese – continua Di Pietro – la vera emergenza non è solo la giustizia in senso lato, ma la giustizia sociale”. Il governo, conclude Di Pietro “si decida e, invece, di togliere ai poveri per dare ai ricchi, cerchi di togliere agli evasori fiscali, che sono aumentati, per sostenere, invece, il reddito di chi rimane senza lavoro e di chi non sbarca il lunario pur avendocelo, a partire dall’incremento del fondo per gli ammortizzatori sociali. Vedrà che su questa strada a collaborare, per una volta, troverà anche l’Italia dei valori”.

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