ROMA. I sostenitori della mafia passano dalle scritte sui muri ad uno strumento che sicuramente permette di avere molta più visibilità: Facebook.
Sul portale dedicato alla socializzazione, dove ogni utente può condividere foto, video e pensieri, sono nati gruppi di fan dei capi storici di Cosa Nostra, Totò Riina e Bernardo Provenzano, ma anche di quello che è considerato il loro erede, Matteo Messina Denaro. E poi troviamo altri gruppi a sostegno di Salvatore Lo Piccolo, Lucky Luciano e molti altri boss della malavita organizzata. Il tutto corredato da frasi inneggiati ai loro eroi.
Una situazione che ha scatenato un vortice di polemiche, portando alla creazione, sempre su Facebook, di gruppi di contrasto, come quello per Labolizione del gruppo dei fan di Provenzano, oppure Fuori la mafia da Facebook, o ancora A noi la mafia fa schifo e O noi o loro. 100mila firme contro la mafia on line. Un gruppo, denominato Beppe Pisanu pensaci tu, invoca lintervento dellex ministro degli Interni e attuale presidente della commissione parlamentare Antimafia affinché faccia pressione sugli amministratori di Facebook. Non possiamo accettare – si legge nellappello – che vi sia chi alimenti un fenomeno devastante e chi inneggi alle gesta dei carnefici degli uomini dello Stato. Sul social network decine di pagine sono dedicate a Bernardo Provenzano e Totò Riina. A fronte di ciò, migliaia hanno aderito a un appello per rimuovere quelle pagine. Le chiediamo di intervenire risolutamente per cancellare queste oscenità e per fare in modo che non possano ripetersi.
Salvatore Borsellino, il fratello del giudice Paolo, ucciso da Riina e Provenzano, crede che sia in corso una campagna ben precisa di disinformazione per delegittimare i magistrati, ma anche tutti coloro che cercano la verità sui misteri di Riina e Provenzano. Ci sono messaggi – spiega Borsellino – che tentano di mettere in discussione sentenze già passate in giudicato. Non dimentichiamo che uno dei progetti principali dei padrini è ormai da anni quello di ottenere la revisione dei processi. Credo che su Facebook stiano operando agenzie ben precise di disinformazione. Agiscono dietro le foto e le identità di giovanissimi, ma non sono tali. Come fanno a sapere così tante cose sulle inchieste che hanno riguardato Riina e soprattutto i suoi complici già in galera? Uno soprattutto, il funzionario dei servizi segreti Bruno Contrada.
A scendere in campo anche la politica: La presenza su Facebook di gruppi inneggianti a Totò Riina e ad altri boss mafiosi è una vergogna che ci indigna profondamente, così come le motivazioni che spingono i responsabili del social network a non cancellarli. Chiediamo limmediata rimozione dei gruppi e degli utenti che offendono la memoria delle vittime di mafia e i loro familiari: se ciò non accadesse, sarebbe opportuno che tutti, politici in testa, si cancellassero da Facebook, commenta il presidente dei senatori dellUdc e membro della commissione Antimafia, Gianpiero DAlia.
Anche il quotidiano inglese Times si interessa della vicenda e critica il social network: Su Facebook vengono rimosse foto di donne che allattano in seno ma non avviene nessuna censura nei confronti di chi inneggia al capomafia Totò Riina. Ma dal quartier generale di Palo Alto, in California, non arriva alcun annuncio di censura.
Amaro il commento su Repubblica di Giovanna Maggiani Chelli, dellassociazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, dove i corleonesi ordinarono una strage, nel 1993: Davanti a tanta indifferenza e a tanto isolamento creato attorno a noi che cerchiamo ancora la verità, è più che giusto che i commentatori di Facebook scrivano che Riina è un grande o che cerchino il sosia di Bernardo Provenzano. In fondo loro hanno vinto.