19 febbraio 1861, abolita la servitù della gleba in Russia

di Redazione

 Accadde Oggi. La servitù della gleba è una particolare (molto) forma giuridica che legava specie durante il periodo medioevale, i contadini alla terra (gleba).

I servi della gleba coltivavano terreni che appartenevano ai proprietari terrieri e vi pagavano un fitto, talvolta se la proprietà era della Chiesa erano anche costretti a pagare le decime. Servo della gleba si nasceva ed uscire da tale condizione era praticamente impossibile, a meno che fosse proprio il padrone a rinunciare a questo privilegio. Il servo della gleba comunque poteva vantare uno status migliore del servo vero e proprio che era una cosa e non un essere umano. Matrimonio, figli, ereditarietà, erano piccole libertà possibili. Il padrone tra l’altro aveva l’obbligo di garantire al servo della gleba tutela militare e giuridica. Man mano i tributi divennero vere e proprie percentuali sul guadagno, anche se spesso si trattava di pagamenti in natura. Il 3 giugno del 1257 a Bologna furono liberati per la prima volta 5.855 servi della gleba da Ronaldino dè Passeggeri, per loro vi fu un riscatto da pagare, furono liberi senza alcun compenso i servi della Chiesa, questo fatto fa comparire sullo stemma di famiglia per la prima volta la parola Libertas. In Russia la servitù della gleba si organizza intorno agli inizi del 1600, ma già nel 1606 si registra la prima rivolta dei contadini contro la servitù della gleba. Pietro il Grande nel 1723 emana una serie di norme che legalizzano la servitù della gleba. Si dovrà attendere Alessandro II nel 1861 perché la servitù venga cancellata, ma il colpo di spugna vero e proprio lo darà la Rivoluzione di Ottobre, anzi possiamo dire che la stessa trovò terreno fertile proprio tra le grosse frange di contadini non più servi, ma in condizioni molto similari, che gonfiarono le masse rivoluzionarie.

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