ROMA. Aveva minacciato le dimissioni qualora non fosse stato approvato il suo decreto anti-fannulloni per la riforma della Pubblica amministrazione.
Alla fine il Consiglio dei ministri ha dato via libera e il ministro Renato Brunetta ha ottenuto quello che voleva. Ora il provvedimento sarà presentato lunedì prossimo alle Camera, poi sarà allesame di Cnel, sindacati e Conferenza Stato-Regioni, prima dellapprovazione definitiva prevista per giugno.
Ha usato una tattica da birichino, ma il risultato è stato ottimo risultato, ha detto in conferenza stampa il premier Silvio Berlusconi riferendosi a Brunetta. Si tratta di una grande riforma – ha spiegato Berlusconi – che ammodernerà il sistema delle famiglie italiane e le imprese. Da casa con il proprio computer si potranno collegare nei siti delle istituzioni e fare le pratiche che oggi si fanno negli uffici. Non solo: viene introdotta la meritocrazia – ha rivendicato il presidente del Consiglio – così gli impiegati pubblici saranno motivati perché si vedono riconosciuti compensi economici che normalmente si danno a chi lavora nel privato. Questo è il nostro fine: far sì che 3,5 milioni di persone che lavorano nella Pubblica amministrazione non abbiano un morale diverso da chi lavora nel privato, e siano più motivati nel rapporto con i cittadini.
Brunetta, inoltre, ha annunciato che la class action nella pubblica amministrazione partirà dal primo gennaio 2010 e che si darà vita agli standard della stessa Pa nei prossimi mesi. È la prima volta – ha sottolineato il ministro – che si introduce lazione collettiva nella pubblica amministrazione.