Camorra, maxi retata a Napoli: 100 arresti contro clan Amato-Pagano

di Redazione

Raffaele AmatoNAPOLI. Una vasta operazione è stata effettuata da polizia, carabinieri e guardia di finanza la scorsa notte a Napoli contro il clan Amato-Pagano, con l’esecuzione di oltre cento ordinanze di custodia cautelare.

Operazione che segue di tre giorni l’arresto, in Spagna, di Raffaele Amato, detto “’O Lello”, leader degli “scissionisti” contrapposti al clan Di Lauro (a cui prima era affiliato) nella faida di Scampia.

Le accuse per gli uomini di Amato e del numero due Cesare Pagano sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, reati relativi al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro. Sequestrati anche beni per decine di milioni di euro.

Tra i destinatari delle ordinanze ci sono otto donne, tra cui la moglie del boss Amato, Ermelinda Pagano, 34 anni, e un intero nucleo familiare costituito da una madre e dalle sue tre figlie.

Arrestato il 27 febbraio 2005 a Barcellona, dove stava trascorrendo la latitanza, poi scarcerato per decorrenza dei termini, Amato, 44 anni, si era reso di nuovo latitante nel 2006. Nella notte tra sabato 16 e domenica 17 maggio è stato arrestato anche stavolta in Spagna, a Marbella, da dove gestiva i traffici di droga con i clan napoletani.

Negli anni ’90 aiutò il clan capeggiato da Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo ‘o milionario”, a conquistare l’egemonia sul territorio a nord di Napoli, in particolare nel quartiere di Scampia, la più grande piazza di spaccio del mondo. Era stato lui ad aprire la faida contro i Di Lauro, per riuscire a controllare il traffico di sostanze stupefacenti. Dopo oltre settanta morti in un anno, uscirono vincitori gli “scissionisti” che attualmente controllano parte dei quartieri a nord di Napoli, i comuni limitrofi di Mugnano, Arzano, Casavatore e Melito.

Amato è accusato di una lunga serie di delitti. A partire da quelli consumati nei primi anni ’90 durante la faida di Mugnano (Napoli), quando era un killer dei Di Lauro. Una lunga scia di sangue da collegarsi alla volontà del boss Paolo Di Lauro di sostenere l’avvicendamento, al comando del sottogruppo di Mugnano, di Gennaro Di Girolamo a discapito di Antonio Ruocco che rientrava in città dopo un periodo di detenzione. A Rocco furono uccisi madre, zio, cognata e alcuni affiliati.

Al boss degli scissionisti sono contestati: il tentato omicidio di Antonio Ruocco e Giuseppe Vallefuoco commesso a Napoli nel giugno 1991; l’omicidio di Elena Moxedano e il tentato omicidio del marito Sebastiano Ruocco, fratello di Antonio, commesso a Mugnano il 19 ottobre 1991; il duplice omicidio di Annibale Cirillo e Luigi Pirozzi (Mugnano, 25 marzo 1992); l’omicidio di Biagio Ronga, zio di Antonio Ruocco, (Mugnano, 16 maggio 1992); l’omicidio di Angela Ronga, madre di Ruocco (Mugnano, 25 maggio 1992); il sequestro di persona e l’omicidio, preceduto dal ricorso alla tortura (il cadavere venne bruciato quando la vittima era ancora viva) di Alfredo Negri, uomo di Ruocco (Napoli, 27 luglio 1992); l’omicidio di Rocco Capuozzo detto “Rocchino”, (13 aprile 1993, Napoli) e l’omicidio di Pasquale Capuozzo, (Napoli, 9 maggio 1993).

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