AVERSA. Ero a casa, chino sul personal computer, quando mia moglie, all’improvviso, mi chiese: «Che cosa stai scrivendo?». Le risposi leggermente infastidito: «Un articolo sulle isole pedonali». «Ottima idea» commentò Lei e, con un tono che non ammetteva repliche, aggiunse: «Andiamo a fare quattro passi in Piazza Municipio».
«Rileggo l’inizio e vengo subito: “…l’isola pedonale è un’area urbana al cui interno non possono circolare gli autoveicoli pubblici e privati. É riservata ai pedoni o, al massimo, alle biciclette. Nata prevalentemente per garantire il passeggio pedonale, questa soluzione è stata, da tempo, adottata in quasi tutti i centri storici di città piccole, medie o grandi. Il suo successo è dovuto, principalmente, alla mancanza d’inquinamento dell’aria, vista l’assenza di traffico, e alla forte riduzione del rumore. Per queste ragioni sempre più centri urbani hanno adottato politiche tese all’incremento delle zone ad esclusivo accesso pedonale. I vantaggi sono molteplici e, tra gli altri, oltre alla diminuzione dell’emissione di polveri sottili (le famose PM10), rendendo più tranquillo e confortevole il passeggio, le isole pedonali favoriscono il commercio” ».
Mentre ero assorto nella rilettura dell’articolo, sento nuovamente la voce della mia consorte: «Hai chiuso?», ed io «Ho chiuso…ho chiuso…». «Allora sbrigati». Questa è la cronaca di quello che è successo dopo. Appena arrivati in Piazzetta Don Diana, con enorme difficoltà riusciamo a trovare un parcheggio libero. La piazza è stracolma d’auto. Mentre ci avviamo verso il Municipio, una moto di grossa cilindrata, guidata da un centauro, rigorosamente senza casco, per poco non c’investe.
Una volta nella piazza, noto con stupore che i tre quarti della superficie sono occupati da ogni sorta di veicolo: auto, moto, biciclette, carrozzine, furgoni, mancano solo i risciò ed i go-kart. Ma non dovrebbe essere un’isola pedonale? Mah… Ci sediamo al tavolino di uno dei vari bar. Accanto a noi un gruppetto di ragazzini, evidentemente educati all’Eton College (la prestigiosa scuola, nel Berkshire, frequentata dalla famiglia reale inglese), sta facendo un simpatico “gioco”: sputare in aria e gareggiare a chi scansa meglio la conseguente pioggerellina. Che stile, che classe, che bon ton, non c’è che dire! Appena seduti un nugolo di bambini, il più grande avrà avuto sei/sette anni, attraversa di corsa l’area occupata dai tavolini e, per poco, non fa rovinare a terra una mamma, carrozzina e bebé compreso. Corrono dietro un coetaneo, gridando all’indirizzo del malcapitato: “S’è arrubbat i sigarett”. Non si può negare che i bambini, dalle nostre parti, siano alquanto precoci. Ad un certo punto sentiamo una puzza indescrivibile, guardiamo con sospetto un “botolo”, al guinzaglio di una giovane, che ha appena lasciato il suo ricordino a pochi metri da dove ci troviamo. Guardando il “volume” complessivo del cane e sentendo l’immenso olezzo capiamo che il quadrupede è totalmente innocente. Infatti! I veri colpevoli sono dei ragazzotti che si stanno, e ci stanno, massacrando le nari, con le famigerate “fialette puzzolenti”. Scene d’ordinaria follia.
Contemporaneamente, da un capannello di ragazzi più grandi, partono, in leggero anticipo sul calendario, un paio di “bottarelle di Natale” (una decina di megatoni l’una!) che fanno letteralmente sobbalzare dalle sedie due povere vecchine, sedute al tavolino di fronte al nostro. A chi li rimprovera aspramente, rispondono in coro con un gigantesco “Vaffanc…”. Non c’eravamo accorti che si trattava della “Costituente” di un MeetUp di Beppe Grillo. Per la verità, il “Vaffa” non si era sentito distintamente, per colpa di una decina di motorini che, già da qualche minuto, erano impegnati a girare vorticosamente intorno al Monumento ai Caduti. Due sole alternative: o eravamo di fronte ad uno dei tanti gruppi di “girotondini” o, semplicemente, dinanzi ad un gruppo di grandissimi “girocoglioni”.
In tutto questo caos, più di una persona invoca l’arrivo delle forze dell’ordine. La presenza di un carabiniere, un poliziotto, un vigile è davvero necessaria. Il “gruppetto del gioco dello sputacchio”, infatti, è passato al “gioco del calcio in culo” che consiste nel colpire le terga delle sfortunate passanti, per poi, sganasciarsi fragorosamente dalle risate. E lì c’è venuto il dubbio che, difficilmente, ad Eton, si possa insegnare a come prendere a calci le putenda reali. Si deve trattare, per forza, di qualche altro “college”… probabilmente quello minorile di Nisida! In ogni caso, mentre la situazione di caos indescrivibile fa ripensare alle cazzate scritte riguardo alle isole pedonali (o sarebbe più giusto affermare che è una cazzata pensare che ad Aversa ci sia un isola pedonale?) finalmente arrivano le forze dell’ordine. Era ora. Alla fine i centauri senza casco e con le moto truccate, chi ha parcheggiato a casaccio, chi lancia petardi come fossero coriandoli e i ragazzini degni del riformatorio, avranno la giusta punizione. Mentre già pregusto la scena, la pattuglia si dirige con passo deciso e portamento marziale verso i colpevoli. Ma… un momento…che fanno? Se la prendono con un povero venditore di bigiotteria dello Sri Lanka (conosciuto da tutti i frequentatori della piazza) che, unico tra i presenti, compreso me e mia moglie, non aveva rotto le scatole a nessuno! Gli sequestrano la merce e lo accompagnano fuori della piazza.
Qualcuno applaude pure. Se fossi stato sicuro di non essere scambiato per un razzista, gli avrei urlato: “Ma che ci fai qua, ritornatene nella tua bellissima Sri Lanka (ex Cylon). Quella sì che è un’isola!