AVERSA. Indossare una divisa militare per anni e finire poi in carcere con l’accusa di concorso in estorsione assieme ad un elemento di spicco del clan dei Casalesi. È quello che è successo ad un giovane militare della Guardia di Finanza dell’Agro aversano, ma in servizio da tempo in un comando del nord Italia. Si chiama Giovanni Pesotta, ha trentadue anni e ieri notte è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Procura della Dda di Napoli.
Gravissima l’accusa caduta sul finanziere che da vittima di una prima richiesta estorsiva risalente al 2006, avrebbe poi ceduto alle intimidazioni divenendo egli stesso estorsore. Il lavoro d’indagine del commissariato di Aversa iniziato nel 2005, ha scoperto che una fazione del clan legata al capozona Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto e’mezzanotte”, chiedeva il pizzo alle imprese edili di Lusciano e ai commercianti dell’intero agro con cadenze precise: Natale, Pasqua e Ferragosto. In particolare, a far scattare i primi sospetti, è stata una richiesta ai danni di un cantiere di Lusciano sul quale si sono concentrati gli sforzi della polizia giudiziaria. Assieme al militare è finito in carcere un fiancheggiatore storico del clan, Salvatore Spenuso, di trentatrè anni, attualmente detenuto, considerato vicino all’ex fazione di Francesco Pezzella, alias “o tabaccaro” al tempo della scissione con i bidognettiani. Stando alle risultanze investigative recenti, Spenuso sarebbe considerato anche il forte anello di unione che lega i clan casertani a quelli di Sant’Antimo che fanno capo ai Puca. Unione che viene consolidata da una parentela acquisita proprio con la famiglia di Sant’Antimo. Il terzo destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare è Crescenzo Verolla, trentaquattro anni di Lusciano, considerato una “nuova leva” dell’organizzazione casalese. I tre si trovano ora in carcere accusati di estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Avvertimenti e minacce nel nome di Bidognetti erano all’ordine del giorno. Secondo quanto appreso da fonti ufficiali, il lavoro della polizia si sarebbe basato su intercettazioni durate anni. In tutto questo tempo, però, nessuno degli imprenditori ha denunciato gli emissari dei Bidognetti, forse per paura. Da qui la necessità di stringere i tempi dell’indagine e di lanciare un messaggio forte ai clan che stanno perdendo terreno grazie agli arresti di nuovi capizona, tra cui Ventre, Chianese e, in ultimo, Spinosa. L’operazione della Polizia aversana, infatti, è il frutto di una nuova strategia disposta dal questore Carmelo Casabona che tende ad appellarsi alla collaborazione delle imprese vittime del pizzo. Uno scossone al rigido protocollo di omertà è stato dato sabato scorso quando un imprenditore di Aversa ha denunciato i suoi estorsori che chiedevano le percentuali su ogni appartamento costruito richiamandosi alla famiglia Schiavone. «Denunciate, ribellatevi al pizzo, non sarete lasciati soli»: questo è il messaggio che la polizia vuole lanciare alle imprese.
Il Mattino (MARILÙ MUSTO)