Berlusconi: “In Italia stampa più libera che in altri paesi”

di Redazione

Silvio Berlusconi ROMA. “La libertà di stampa in Italia è molto più ampia di quello che esiste in ogni altro paese occidentale”.Lo ha dichiarato Silvio Berlusconi alla vigiliadella manifestazione di sabato sulla libertà di stampa, definita dallo stesso premier “una farsa”.

“Noi siamo orgogliosi di questa nuova moralità che abbiamo introdotto in politica”, una moralità che “deve diventare un imperativo categorico per tutti noi perchè i cittadini debbono essere sicuri di un fatto: se ci impegniamo a realizzare qualcosa è certo che lo faremo mentre i nostri avversari vivono di parole e di chiacchere”. Nel Pdl “tutte le posizioni, anche personali, possono essere espresse a condizione poi che la minoranza rispetti la volontà della maggioranza”.

“Continueremo a governare fino alla fine della nostra legislatura, non ci intimidiranno in alcun modo” ha aggiunto. “In pochi mesi, con la nascita del Pdl abbiamo fatto un vero miracolo politico di tutta la lunga storia della Repubblica. Abbiamo riunito sette partiti con storie e radici diverse, mettendoli insieme in un solo popolo che ama la libertà. È la prima volta nella storia che da una somma di partiti i consensi aumentano invece che diminuire. Tutto ciò è accaduto perchè tutti eravamo e siamo uniti dal valore profondo per la libertà, quella ‘libertas’ scritta in passato sul simbolo del vostro partito. Il diritto alla libertà viene prima dello Stato ed è anzi proprio ragione di vita per lo Stato che deve garantirlo”.

“Le sinistre contrappongono a me i loro avversari del passato come Fanfani e De Gasperi per calunniarmi” ha continuato il presidente del Consiglio. “In realtà De Gasperi e Fanfani erano loro nemici; in un famoso comizio Togliatti, se non ricordo male era lui disse che bisognava prenderli a calci nel sedere. Adesso De Gasperi è diventato un esempio luminoso, esattamente l’opposto di quello che sarei io. E lo stesso è accaduto con Fanfani che chiamavano “nano maledetto”. Lo hanno fatto diventare uno statista di fronte al quale io dovrei vergognarmi”.

Berlusconi ha citato anche il caso di Giovanni Leone, presidente della Repubblica costretto a dimettersi, “divenuto ora un grande capo di stato e un costituzionalista mentre io sarei incapace di guidare il paese. Voglio garantire a tutti costoro – ha concluso il premier – che con le calunnie e le menzogne non riusciranno mai prevalere”.

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