ROMA. Intervistato da La Stampa, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso,ritiene che la trattativa tra Stato emafia nei primi anni ’90 ci sia stata e che “abbia salvato la vita a molti ministri”.
“Per la verità – ha detto Grasso – le indagini precedenti avevano in qualche modo accertato lesistenza di un tentativo di Cosa nostra di entrare in contatto col potere politico. È processuale il contatto degli ufficiali del Ros, Mori e De Donno, con Vito Ciancimino. Ed è processualmente accertato che alla mafia, in cambio della resa dei vertici, fu offerto ‘un ottimo trattamento per i familiari’, un ‘ottimo trattamento carcerario’ e una sorta di ‘giusta valutazione delle responsabilità'”.
Parole che rilanciano la polemica esplosa in questi giorni dopo la consegna alla Procura di Palermo, da parte di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino,delle copie di quello che assicura essere il “papello” elaborato da Totò Riina per avviare la trattativa.
Al Tg3 Grasso ha poi affermato che la trattativa avvenne in due fasi: “Il momento era terribile, bisognava cercare di bloccare questa deriva stragista che era iniziata con la strage di Falcone e quindi questi contatti dovevano servire innanzitutto a questo, e poi ad avere degli interlocutori credibili. La trattativa si è svolta in due fasi. La prima fase che siè conclusa con questo papello irricevibile; una seconda fase che nasce invece per un interesse personale di Ciancimino che vuole trasformare questo contatto in vantaggi personali, nel potere avere l’espatrio all’estero da dove poi potere comunque fare l’infiltrato, l’agente provocatore in materia di appalti, attraverso una sua società di costruzioni. Però tutto questo – osserva Grasso – non si realizza perché poi nel dicembre ’92 Ciancimino viene arrestato, il 15 gennaio ’93 viene arrestato Riina e poi le stragi prendono un’altra strada. Maritengo che ci sia sempre un unico filo che collega le stragi iniziali, dall’omicidio Lima sino appunto a tutte le stragi tra cui quelle mancate dell’attentato all’Olimpico”.
Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, commenta: “Se cè stata una trattativa tra Stato e mafia si aprano i cassetti e si tirino fuori i nomi. È gravissimo che nel nostro Paese ci sia stata una struttura parallela allinterno delle Istituzioni che abbia gestito gli affari con le cosche mafiose. Le zone dombra, le trattative sottobanco non appartengono ad uno Stato di diritto. Lo scenario che si sta aprendo su questa vicenda delle stragi è inquietante, soprattutto adesso che ad ammettere lesistenza di una trattativa tra mafia e Stato è il procuratore nazionale antimafia”.
Carlo Vizzini, presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, citato da Grasso fra i politici minacciati (assieme a Calogero Mannino, Martelli e Andreotti), afferma:”Lo Stato deve sempre garantire i suoi cittadini e non i suoi politici. Proverei profondo disprezzo per chiunque avesse trattato con la mafia. Personalmente avrei preferito 100 volte essere ucciso piuttosto che ci fosse stata una trattativa con i mafiosi che come ho sempre sostenuto devono morire poveri ed in galera con il carcere duro. Allora come oggi sono oggetto di gravi minacce ma sono sempre andato diritto per la mia strada come dimostrato dalle mie proposte concrete. Oggi, grazie alla mia iniziativa, invece di trattare i mafiosi moriranno in carcere poveri con il nuovo 41 bis da me proposto ed approvato in parlamento. Sono certo che i magistrati coraggiosi impegnati nellinchiesta della trattativa tra stato e mafia sapranno trovare verità e giustizia per cancellare una vergogna della nostra democrazia”.
Intanto, alcuni nutrono dubbi sull’attendibilità del “papello” consegnato da Ciancimino ai magistrati. L’ex presidente della Camera Luciano Violante ritiene che”il documento pubblicato è una bufala: dico quello pubblicato, perché altri magari no”. Secondo Violante si tratta di una falso perché nel documento “si fa riferimento a cose come il 41 bis o la dissociazione, che è un tema che verrà fuori molto tempo dopo e occorre, quindi, capire perché è uscito quel documento che è fasullo e che cosa voleva dire”. “Ho l’impressione – aggiunge Violante – che il documento che la magistratura ha in mano sia diverso da quello pubblicato. Sta ai magistrati capire cosa è successo, sta a noi spingere senza interpretazioni di parte, affinché la verità venga fuori”.