AVERSA. Una storia d’amore finita. Una delusione mal sopportata e la voglia di continuare in qualsiasi modo. L’ossessione di riavere ciò che si è perso cresce e la ragione vacilla.
L’ultimo incontro per tentare una riconciliazione finisce male e quella che sembrava essere una commedia si rivela una tragedia. La storia, raccontata ieri nell’aula del tribunale monocratico di Aversa, presieduta dal giudice Alberto Maria Picardi, è datata. I fatti risalgano a circa dodici anni fa, quando i protagonisti erano poco più che ragazzini. Un giovane, Umberto Scapaticci di Giugliano, si innamora di una ragazza aversana, Giuseppa Di Martino. La loro storia dura qualche tempo, ma poi le cose cambiano e l’amore finisce. Umberto non accetta la situazione e tenta la riconciliazione. Interviene, come mediatrice, anche la madre di Umberto, Francesca Visconti. La donna combina un incontro, dopo una serie di discussioni e incomprensioni che ormai sembrano aver interessato anche le due famiglie degli ex fidanzati. Ci si vede a casa della ragazza, in via Seggio. Qui c’è Giuseppa con la sorella Anna e la madre, Teresa Grasso. La signora Visconti viene accolta in casa e incomincia una chiacchierata chiarificatrice. Ecco che entra in scena Umberto. Nota che niente è cambiato, che le sue speranze ancora una volta sono deluse. Estrae una pistola e la punta contro la sua ex ragazza. Il gesto crea panico nella famiglia. La madre di Umberto si alza, si avvicina al figlio, con il suo corpo cerca di riparare le persone minacciate. Umberto esce, ancora con la pistola in pugno. La signora Visconti resta in casa in attesa che qualcuno la venga a prendere. A raccontare l’episodio la signora Grasso e sua figlia Anna. Quest’ultima, all’epoca dei fatti 14enne, ha ripetuto in breve il racconto della madre che, in uno sforzo di memoria, ha anche cercato di indicare la durata delle minacce, senza riuscirci completamente, visto che “alcuni momenti a volte sembrano durare un’eternità”. In aula non era presente la signora Visconti, imputata nel processo con l’accusa di falsa testimonianza. Era lei l’accusata ieri. Secondo il pm, infatti, la donna avrebbe detto il falso alle forze dell’ordine negando che il figlio, in quella circostanza, impugnava una pistola. E per Picardi il pm aveva ragione. Infatti la sua condanna è stata esemplare: un anno e sei mesi di carcere. La pena però è stata sospesa, perché la donna è incensurata. Ma la sentenza di Picardi ha rappresentato molto più di una sola condanna. Confermando, infatti, la tesi della falsa testimonianza, il giudice ha di fatto evidenziato che Umberto Scapaticci aveva una pistola e che con la stessa aveva minacciato la sua ex ragazza. Ma Scapaticci, già processato in passato, è stato assolto dalle accuse mossegli, così come evidenziato dall’avvocato Stefano Andreozzi, difensore della madre del giovane, durante l’arringa finale.
dal Corriere di Caserta, giovedì 08.11.07 (di Luisa Conte)