Cosentino ricorre in Cassazione. Il pentito: “Lui e Bidognetti una cosa sola”

di Redazione

Nicola CosentinoROMA. Il sottosegretario Nicola Cosentino cambia strategia difensiva e, invece che al Riesame, ricorre direttamente in Cassazione per chiedere l’annullamento della richiesta di arresto emessa dai magistrati della procura di Napoli.

CosentinoStrategia scaturita dal rifiuto del gip di Napoli, Raffaele Piccirillo, di revocare la misura cautelare, tra l’altro respinta dalla giunta per le autorizzazioni della Camera mercoledì scorso. Alla base del rifiuto della revoca vi sarebbe, secondo i magistrati napoletani, la constatazione che il quadro indiziario in questi 20 giorni non è venuto meno perché vi è ancora l’influenza del politico di Casal di Principe sul territorio.

Inoltre, oltre alle dichiarazioni dei vari collaboratori di giustizia già note, vi sarebbero nuove e più recenti rivelazioni di un altro pentito eccellente, Luigi Guida, alias “’O Drink”, originario del quartiere napoletano della Sanità, poi trasferitosi nel casertano, dove, a seguito dell’arresto del boss e suo alleato Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, divenne il reggente dell’omonima fazione facente parte del clan dei Casalesi. Le rivelazioni di Guida, per i magistrati, confermerebbero il quadro accusatorio (concorso esterno in associazione mafiosa) nei confronti del vice di Tremonti, coordinatore campano del Pdl e candidato in pectore alla presidenza della Regione Campania. Rivelazioni che, come quelle degli altri pentiti, tra cui l’ex imprenditore dei rifiuti Gaetano Vassallo, farebbero emergere la presunta connivenza tra Cosentino ed il clan in relazione alla gestione del Consorzio per lo smaltimento rifiuti Eco 4.

Guida avrebbe riferito agli inquirenti che fu proprio Vassallo “a farmi capire chi c’era dietro i gestori di fatto del consorzio, i fratelli Sergio e Michele Orsi (quest’ultimo ucciso a Casal di Principe il 1 giugno 2008). “C’era Cosentino e lo stesso Bidognetti, in pratica una cosa sola”, racconta Guida, ritenuto dal gip Piccirillo e dai pm titolari dell’inchiesta Milita e Narducci, un pentito attendibile visto che nel periodo a cavallo tra il 2001 e il 2005 era a capo della fazione Bidognetti e conoscitore delle dinamiche interne al Consorzio Eco 4.

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